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martedì 28 febbraio 2006

Monza 5 giugno 2002

Come ci si innamora? Se ci penso ora, così, non ne ho idea, allora provo a ritornare al passato e ricordare quando mi sono innamorato io…il problema è: mi sono mai innamorato io? Non lo so, perché non esiste un termine di paragone universale, ognuno si rifà alle proprie esperienze. Se le cose stanno così, mi sono innamorato davvero poche volte, forse due…forse…
Gli occhi…ricordo i miei occhi che scavavano nello sguardo dell’altra persona…sono capace di restare così, in silenzio per ore, ma se c’è amore lo sguardo diventa insostenibile, perché gli occhi non sono fatti per qualcosa di così grande…e allora cerco un contatto, una mano vicino alla guancia, si avvicina forse senza neanche volerlo veramente, perché non è la nostra testa a deciderlo, sono le nostre anime che muovono come marionette i nostri corpi.
Si prova un brivido, una scossa. L’amore è pace, ma anche terrore, è sorriso e lacrima, è tutto e niente. E’ una grande contraddizione che però fa bene (questo lo aveva già detto qualcuno). Adoro lo stato di abbandono che si prova quando ci si innamora, ci si abbandona all’altra persona, ma anche al mondo agli eventi…
Ma sarà così? Non ricordo molto bene…è passato tanto tempo…desidero ricadere in quello stato, magari per sempre…per sempre, sì, per sempre…

Capra e Montone

Cara Capra,
come ci si innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi oltre l’orlo di un precipizio, per sempre?
So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso. Nessuna brezza agita le foglie. L’aria è ferma. Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non so neppure quando è successo.
Sto bruciando. E’ troppo banale per te? No, e lo sai. Vedrai, è quello che capita, è quello che importa. Sto bruciando.
Non mangio più, mi dimentico di mangiare, mi sembra una cosa sciocca, che non c’entra. Se ci bado. Ma non bado a niente. I miei pensieri straripano furiosi, una casa piena di fratelli, legati dal sangue, che si dilaniano in una faida:

<<Mi sto innamorando>>.
<<Tipica scelta stupida>>.
<<Eppure…L’amore mi tormenta come fosse dolore>>.
<<Sì, continua così, manda a puttane la tua vita. E’ tutto sbagliato e lo sai. Svegliati. Guarda le cose in faccia>>.
<<C’è una faccia sola, l’unica che vedo, quando dormo e quando non dormo>>.

Stanotte ho buttato il libro dalla finestra. Ho provato a dimenticare. Tu non vai bene per me, lo so, ma quello che penso non mi interessa più, a meno che non pensi a te. Quando sono accanto a te sento i tuoi capelli che mi sfiorano la guancia anche se non è vero. Qualche volta guardo altrove. Poi ti guardo di nuovo.
Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un’arancia, quando guido la macchina, quando vado a dormire di notte ogni notte senza di te, io resto,
come sempre,
Montone

Da "La lettera d'amore" di Cathline Shine

lunedì 27 febbraio 2006

Di innamorarsi sono capaci tutti. Amare è un’altra cosa.



<<Secondo me non riesci a capire perchè analizzi i sintomi e non la malattia. Il tuo problema non è nella relazione con le donne. Quello è una conseguenza. Il tuo problema sta a monte, sta nella relazione con te stesso e con la vita.
<<Innanzitutto, come fanno molte persone, anche tu chiami amore il desiderio di possedere. Possedere e appartenere a qualcuno. Perchè, senza offesa, tu e Francesca non siete in grado di amare. Non siete due amanti, semmai siete due conoscenti intimi. Vi innamorate perchè innamorarsi può farlo chiunque. Ma amare è un'altra cosa. Nell'amare una persona ci può anche essere una fase di innamoramento, ma non è detto che quando si è innamorati si ami veramente l'altro.
<<Io ti conosco: tu non sei in  grado di rimanere solo per lungo tempo. Dopo un po' hai bisogno di stare con qualcuno e quindi di subire le sue richieste, e viceversa. Finisci semplicemente per tollerare e sopportare l'altro, perchè è sempre meglio che stare soli. Come la storia dei porcospini di Schopenhauer.>>
<<Non la conosco.>>
<<Te la racconterò un'altra volta. La verità vera è che non avete molto da darvi se non le vostre reciproche insoddisfazioni. In questo periodo della vostra vita, a questa età, siete semplicemente i figli delle vostre sconfitte, delle vostre paure. Finite col condividere le vostre infelicità. Siete infelici insieme, e questo vi fa sentire meno soli e meno spaventati. Ti sei offeso?>>
<<Vai avanti!>>
<<Tu non desideri veramente che Francesca sia felice, e se proprio lo desideri, vuoi che sia felice con te. Non hai mai pensato che amare veramente una persona significhi anche gioire della sua felicità altrove. Vuoi essere tu la sua felicità, perchè è bello essere importanti per qualcuno.
<<Ti danni a voler dare a lei la felicità che non sai dare a te stesso. Oppure speri che lei possa renderti felice, la carichi di questa responsabilità e lei finrà col deluderti. Sentirai di aver perso tempo.>>
<<Sì, vabbè...se uno ragionasse come te non starebbe mai con nessuno. Non esiterebbero le coppie.>>
<<Anch'io vivo con Sophie, non sono d'accordo quando la coppia diventa un modo per fuggire dalla propria vita o dalla responsabilità verso se stessi. Non deve essere un antidolorifico, perchè tanto non guarisce la ferita, la anastetizza per un po' così non ci pensi e nel frattempo stai meglio. Solo che dopo non fa più effetto e allora ti innamori di un'altra e lei di un'altro. Cambi antidolorifico, oppure molto aumentano le dosi e si sposano, o fanno un figlio. Guarda che anch'io sono un po' così.>>

Tratto da "Un posto nel mondo" di Fabio Volo

mercoledì 22 febbraio 2006

Di innamorarsi sono capaci tutti. Amare è un’altra cosa.



<<Secondo me non riesci a capire perchè analizzi i sintomi e non la malattia. Il tuo problema non è nella relazione con le donne. Quello è una conseguenza. Il tuo problema sta a monte, sta nella relazione con te stesso e con la vita.
<<Innanzitutto, come fanno molte persone, anche tu chiami amore il desiderio di possedere. Possedere e appartenere a qualcuno. Perchè, senza offesa, tu e Francesca non siete in grado di amare. Non siete due amanti, semmai siete due conoscenti intimi. Vi innamorate perchè innamorarsi può farlo chiunque. Ma amare è un'altra cosa. Nell'amare una persona ci può anche essere una fase di innamoramento, ma non è detto che quando si è innamorati si ami veramente l'altro.
<<Io ti conosco: tu non sei in  grado di rimanere solo per lungo tempo. Dopo un po' hai bisogno di stare con qualcuno e quindi di subire le sue richieste, e viceversa. Finisci semplicemente per tollerare e sopportare l'altro, perchè è sempre meglio che stare soli. Come la storia dei porcospini di Schopenhauer.>>
<<Non la conosco.>>
<<Te la racconterò un'altra volta. La verità vera è che non avete molto da darvi se non le vostre reciproche insoddisfazioni. In questo periodo della vostra vita, a questa età, siete semplicemente i figli delle vostre sconfitte, delle vostre paure. Finite col condividere le vostre infelicità. Siete infelici insieme, e questo vi fa sentire meno soli e meno spaventati. Ti sei offeso?>>
<<Vai avanti!>>
<<Tu non desideri veramente che Francesca sia felice, e se proprio lo desideri, vuoi che sia felice con te. Non hai mai pensato che amare veramente una persona significhi anche gioire della sua felicità altrove. Vuoi essere tu la sua felicità, perchè è bello essere importanti per qualcuno.
<<Ti danni a voler dare a lei la felicità che non sai dare a te stesso. Oppure speri che lei possa renderti felice, la carichi di questa responsabilità e lei finrà col deluderti. Sentirai di aver perso tempo.>>
<<Sì, vabbè...se uno ragionasse come te non starebbe mai con nessuno. Non esiterebbero le coppie.>>
<<Anch'io vivo con Sophie, non sono d'accordo quando la coppia diventa un modo per fuggire dalla propria vita o dalla responsabilità verso se stessi. Non deve essere un antidolorifico, perchè tanto non guarisce la ferita, la anastetizza per un po' così non ci pensi e nel frattempo stai meglio. Solo che dopo non fa più effetto e allora ti innamori di un'altra e lei di un'altro. Cambi antidolorifico, oppure molto aumentano le dosi e si sposano, o fanno un figlio. Guarda che anch'io sono un po' così.>>

Tratto da "Un posto nel mondo" di Fabio Volo

martedì 14 febbraio 2006

eredev e eritnes

Sono stato in un certo senso censurato, però devo assolutamente dire quello che mi gira in testa da un po'. 
Sono pensieri, più che altro domande, che mi pongo da un po' (e che tutti ci siamo posti), ma che in questi giorni vengono a galla in maniera più prepotente, liberati dalla zavorra forse. Penso a come spesso viviamo situazioni che ci fanno affogare di emozioni. Ci pensavo durante e dopo il concerto di qualche giorno fa, dove sono venuti fuori con forza sentimenti belli e brutti. Spesso si dice che di certi fatti ci resteranno i ricordi, magari un po' sbiaditi, invece mi sono reso conto come certe volte i ricordi siamo più vivi che mai, basta così poco. E' strano come certe cose ci appartengano così tanto.
A me è bastato un suono, un giro di parole, delle immagini. E' tutto così tremendamente legato, è come se i sensi fossero in realtà un unico senso che lega tanti aspetti. Niente esiste da sè, tutto è legato a qualcos'altro anche se magari non lo sappiamo e non riusciamo a comprenderlo. Così come non riusciamo a spiegarci come è possibile innamorarsi di qualcuno e se cerchiamo di dire il perchè non riusciamo mai a dire il vero perchè. Ci sono un sacco di cose, forse troppe, che ci fanno legare a quella persona e che ci fanno dire di esserne innamorati, sono cose così invisibili che, probabilmente, non riusciremo mai a cogliere. Ognuno coglie nell'altra persona qualcosa, c'è chi lo mette sul piano fisico-animalesco, chi lo mette su quello metafisico-trascendentale. Io, per esempio, mi sono reso conto che mi emozionano di più le cose che sento e che vedo, io vivo i rapporti in maniera meno fisica. Lego a fatti e persone suoni, musiche, parole, immagini, colori e da lì costruisco, in un modo ancora sconosciuto, un legame. Per esempio mi attraggono tantissimo gli sguardi, e se guardo negli occhi qualcuno è perchè in qualche modo vorrei dirgli molto più di quello che magari sto dicendo. Amo tanto comunicare con la musica, perchè spesso basta un giro di note per fare un intero discorso.
Credo di essere come sono soprattutto per quello che vedo e sento, non so se sono riuscito a spiegarmi. Perdere tutto questo per me vorrebbe dire non vivere. C'è chi invece ha bisogno di toccare, di annusare, di afferrare, chi forse è, in qualche modo, più concreto, forse anche più razionale. Non voglio ridurre tutto però alla dicotomia razionalità-irrazionalità, è tutto più complesso e intricato. Resta il fatto che ogni cosa nasce da qualcos'altro in maniera naturale e misteriosa al tempo stesso, "everything follows everything", lo trovo tremendamente vero.