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lunedì 21 agosto 2006

Amsterdam -III puntata-

hotel lunedì 21 agosto 2006 ore 00:30
Ho dormito dalle 16 alle 20:30, ero infreddolito. Quando mi sono svegliato non pioveva più, c’era un tramonto bellissimo. Altre emozioni, ho la lacrime facili in questi giorni. Poi sono uscito, sono andato a mangiare al Getto, un ristobar molto carino. Era pieno di gente,  tra cui alcuni travestiti, molto simpatici, pazze furiose. Anche lì un paio di sguardi, un saluto da parte di un tizio che mi ha fatto “CIAO CIAO” con la manina e poi un travestito di nome Bob che mi ha detto “WHAT BEAUTIFUL EYES”. Di lì capatina al Queen’s head  e poi a “casa” proprio quando aveva deciso di rimettersi a piovere. Ho ancora il mega hamburger sullo stomaco,  non va né su né giù.
Ora sono nel mio lettuccio, domani c’è il giro della zona sud est della città, però mi sveglio più tardi e speriamo non piova! Mi rendo conto che ho come l’impressione di essere a casa, sono molto a mio agio, non sento tutta quella sensazione di estraneità che si prova in posti nuovi. chissà forse in una vita precedente ero un marinaio olandese o una puttana. Non aggiungo altro.

ore 9:48
Sono al Stedelijk Museum che hanno spostato dalla più bella zona dei musei ad un palazzone nei pressi della stazione. Come sempre sono qui con largo anticipo.
Domani parto, la verità è che mi fermerei volentieri ancora, magari per sempre. Ho chiesto in reception se domani posso lasciare la mia valigia in hotel fino alle 15: mi ha risposto di sì, ma non ho capito il resto, la tipa parlava spanglish.
Mi sono svegliato pensando a quante cose ho dentro e che qui tendono a venire  a galla eppure c’è ancora qualcosa che le trattiene. Basterebbe così poco. Dire che sono parecchio confuso è dire poco. So che quando tornerò mi aspetterà l’inizio di un periodo parecchio duro e il non avere null’altro che me stesso mi fa paura. Mi fa sentire terribilmente solo, forse è anche per questo che ho così tanta voglia di restare qui. Questa “solitudine” forzata mi fa vivere questo sentimento in maniera più naturale e normale. In realtà penso molto all’Italia, però non c’è la nostalgia che fa venire voglia di tornare, semmai il contrario, vorrei che quelle persone fossero qui. Mi ci ritrovo talmente tanto in questo posto che metterei qui le radici per un po’, almeno per un po’. Solo un po’. Un po’.
ore 16:13
Sono al Bardjery, davanti ad una tazza di caffè. È inutile, qui il caffè non lo sanno fare.
Sono stato al Shippervartmuseum, il museo navale, bellissimo il galeone, per il resto tanti modellini di navi e nulla di più. Poi un giretto allo zoo, tra giraffe, culi di scimmie, procioni e bufali. Ho pranzo con un bagel che è una sorta di ciambella che esiste in vari gusti (io l’ho presa al sesamo) e che si può condire in vari modi, nella mia ci ho messo bacon, pomodoro, insalata e maionese, il tutto coin una enorme spremuta d’arancia fresca. 
Da lì sono andato in uno dei posti più belli che io abbia mai visto: il mercato dei fiori. Ho commprato bulbi di tulipani, irisi e altri fiori e cinque bellissimi girasoli. Non ho resistito, se che domani parto, ma davanti a quale mare giallo...così ora me ne vado in giro con un mazzo di girasoli. Un pazzo. Alla faccia di quelli che dicono che mi trattengo, ho seguito una mia pulsione. Ora vado a dare da bere ai miei girasoli.



Rembrandtplein Cafè Le Monde martedì 22 agosto 2006 ore 9:49
Ho affittato una bici per 3 ore , poi me ne tornerò in hotel fino alle 15 a cazzeggiare e di lì in aeroporto. Il proprietario de Le Monde è brasiliano, così me ne sto ad Amsterdam a bere un caffè e ascoltanto musica brasiliana. I miei girasoli li ho lasciati in hotel, tranne uno, il più bello, che ho messo in valigia. Non oso immaginare come arriverà, ma almeno ci provo.
Sono davvero triste, qui sto davvero bene, credo sia una “fuga” dai miei doveri, ma sto troppo bene qui. Se un domani decidessi di trasfermi qui o in qualsiasi altro posto non vorrei sentirmi dire da nessuno che scappo o ronuncio a delle persone. Lasciare un posto non significa abbandonare anche le persone che lì si trovano. I rapporti restano, continuo a crederlo, se sono veri, allora non importa dove, né come, ma importa che c’è. Sebbene col tempo sia diventato molto più disilluso dagli altri credo che qualche buon seme ogni tanto possa germogliare.
Ci mancava il proprietario brasiliano che mi fa domande su domande, la bandiera arcobaleno non l’ho vista, ma qui non si sa mai.
Stamattina in hotel c’era l’invasione di napoletani, si fermeranno solo per tre giorni, ma avevano delle valigie così grande che sembrano fatte per tre mesi di permanenza. Mi sono vergognato io per loro.
Ora il proprietario mi ha chiesto di dove sono perché deve andare a Reggio Calabria a settembre a vedere le finali dei mondiali di pallavolo e aveva bisogno di qualcuno che parlasse italiano per prenotare per lui e il suo boyfriend (te pareva). Cercava anche la piscina, ma tutti si mettevano a ridere...a Reggio Calabria...di fronte al mare...vorrei ben vedere. Adesso gli dico che la piscina è meglio non cercarla.

Hotel ore 13:11

Aspetto almeno le 14 per andare. Ho finito un po’ prima il mio giro perché si è messo a piovigginare. Ho mangiato del pesce fritto in un chiosco in Westermarkt. Alle 11. Una botta di vita. Così ho abbondato la bici e ho fatto qualche passo a piedi per il quartiere a luci rosse e infine sono andato in stazione per comprare il biglietto per l’aeroporto. Alla cassa ho incontrato una stronza. Non le ho detto “Good morning” e lei si è incazzata. Una isterica, probabilmente il suo figo ragazzo olandese non glielo ha dato, e ci credo se sei così acida! ‘Sta troia mi ha fatto due biglietti anziché uno, così ho rifatto la fila (da un’altra parte per non urtare la sua sensibilità) e mi sono fatto restituire il malloppo. Capisco che posso essere sembrato scortese, ma io dico, non ti rendi conto che sono straniero e magari non ho dimistichezza con la lingua e che se tu sei isterica e stronza non è colpa mia e che durante la tue scena ti guardavo senza capire??? Le vere troie non sono quelle in vetrina, ma sono quelle come te sparse un po’ ovunque per il mondo. Così mi sono avvicinato alla cassa e le ho detto “You are troia, fanculo...” e me ne sono andato.
L’amico brasiliano alla fine non mi ha fatto pagare il caffè perché gli ho fatto quelle due o tre telefonate in Italia. È stato davvero gentile, chissà magari un giorno tornerò a trovarlo. E quasi alla fine di tutto  questo cosa mi è rimasto? Mi viene da cantare “...so I shall go in the rage of the storm ‘cos only in the world I find heaven...”. Mi sono buttato in questa tempesta e un po’ di paradiso l’ho trovato. Vorrei aggiungere “e ora torno all’inferno”, ma spero di tornare con un po’ di questo paradiso nell’anima e camminare a testa alta contro la tempesta.

Stazione di Malpensa, sul treno ore 20:45
Quasi a casa dopo un viaggio tutto sommato tranquillo. In aereo mi è solo volato il poster di Van Gogh in faccia a uan tipa e quando le chiesto scusa e se si era fatta male, mi ha risposto stizzosa “bene non mi sono fatta!!!”. Altra troia repressa che dimostra quanto scritto sopra.
Sono proprio triste. Mi sembra di aver fatto un viaggio al contrario, di aver lasciato lì la mia vita, lo so che può sembrare ridicolo, ma è così. Sono partito da qui in realtà per tornare a casa mia, che strano.
Sto rileggendo “Il mondo senza di me” di Mancassola. Lo sto riscoprendo ancora più bello, ora mi appartiene ancora di più, forse perché una parte parla di Amsterdam. Una frase mi ha fatto pensare molto duranet il viaggio e dice “...tra la giustezza della ragione e l’istinto di un sentimento, c’è un contrasto così crudele. E tanto più qualcuno si dimostra lucido nella scelta del bene, tanto più atroce è il male che soffre.” Fine del viaggio.



sabato 19 agosto 2006

Amsterdam -II puntata-


Amsterdam in Hotel sabato 19 agosto 2006 ore 19:05
Mi sto guardando il “top of the pops” locale. E’ uguale al nostro, anche i cantanti: sono appena passate le Paola & Chiara olandesi, ora c’è il Cremonini della situazione, perfino il presentatore è uguale a Daniele Bossari (vedi foto-documento).
Oggi giro molto interessante. Mi sono svegliato prestissimo per andare all’Anna Frank Museum ed evitare la mega coda che c’è di solito e che ho anche visto durante il giro in battello di ieri. Devo dire che è stato una piacevole sorpresa, sin da subito vieni immerso nelle emozioni di Anna tra i suoi mobili, le sue parole sulle pareti, i video dell’epoca e poi le sue cose. Ne sono uscito abbastanza emozionato, una bella botta di vita di prima mattina.
Poi ho fatto un giro nel Joordan che è una delle zone più belle e tranquille della città, con tante casine piccole piccole, strette strette, basse basse. Ho trovato un piccolo mercato dove ho comprato 2 enormi biscotti fatti di non so cosa, ma ho visto che c’erano le mandorle e  non ho resistito. Buoni. 
Di lì giù per Oude Zidije, la zona vecchia, ho visto la Oudekerk. Poi sono andato nella Nieuwe Zidije, la zona nuova, e nella Nieuwekerk c’era una mostra di arte moderna e design...orrore...parrucche viola, oggetti trashissimi, video al plasma, in una chiesa tanto bella.
Il palazzo reale era chiuso, così mi sono fatto un giro nel Museo storico di Amsterdam, nulla di davvero interessante se non la sezione di storia della seconda metà del 900.
A questo punto le gambe reclamavano pietà così sono entrato in un bruin cafe (sono i caffè “scuri” i vecchi caffè, detti scuri per il colore del legno del loro arredamento), sono il corrispettivo dei pub irlandesi, non quelli che ci sono da noi, ma quelli originali. Alcuni sono vecchissimi e bellissimi. Quello in cui mi sono fatto un caffè era il Badjeri. A gestirlo un gay (era evidente) biondo, occhi azzurri, sulla cinquantina, una sorta di folletto di Babbo natale alto un metro e novanta. Guardando sulle pareti ho visto alcune foto tra le quali alcune Drag Queen. È inutile sono dappertutto. Eppure entri in questi posto e vedi quella che è davanti a me, una donna di sessant'anni bersi una birra al bancone, accanto ad omaccioni tutti muscoli o giovani ragazzini che stanno decidendo in quale coffeshop  farsi una rilassante canna. È bello così.
Dopo il museo della casa di Rembrandt (altro tuffo in una realtà antica) fuga in hotel per pennica globale e cena al risveglio a base di sushi acquistato in una sorta di takeaway nippolandese, dove vendono tutto preconfezionato, come le mele già tagliatea spicchi o il melone a pallini. Quando si dice non fatemi perdere tempo.
E ora? Finisco di vestirmi e faccio un salto in giro. Che succederà? Le Lollypop olandesi dicono “It’s the party tonight, baila amor!”.


Amsterdam in Hotel domenica 20 agosto 2006 ore 2:45
Sono stato tutto sera in giro per locali. Qui sono tutti dei pazzi, cantano come dei forsennati canzoni popolari e non, ballano canzoni dance e altre meno proponibili. Bevono birra a fiumi (Santo Heinnenken) ed è bellissimo vedere gente di ogni età frequentare gli stessi posti. Ora che ci penso è difficile trovare gente giovanissima, finora ho visto gente dai 30 anni in su. Mi sono anche preso un compimento uscendo dal Queen’s head (un bruin cafe), un ragazzo (tra l’altro carino) ha detto agli amici e guardandomi in faccia “What beautiful boy”, gli ho sorriso e sono andato via.  Ora le cose sono due: o si era appena fumato una canna o era davvero un complimento, allora posso tirarmela. 
A proposito di fumo, ora ho capito che odore ha. Uno mi ha fumato addosso e ho visto rosa, figuriamoci se fumassi io. Ah, l’odore della città non l’ho ancora identificato però è un odore pungente che quando arrivi ti penetra nelle narici,  ma non sono ancora arrivato ad identificarlo.
sul tram n°12 per la zona dei musei ore 8:39

Sono sul tram che porta alla zona dei musei. Vado presto perché a quanto dicono al van Gogh Museum c’è sempre una fila interminabile. Piove. Già ieri c’erano state delle avvisaglie. Dalla mia camera vedevo la pioggia cadere lontano. Stamattina pioveva allegramente, ora pioviggina, il cielo è rimasto carico di un grigio pesante, ma confido nelle prossime ore. Sto ripensando a ieri (cioè oggi) e a come ero a mio agio nel locali, anche se da solo, osservavo, ascoltavo, ho una tale voglia di assorbire qualsiasi cosa. Forse facendo così rischio solo di essere in qualche modo sopraffatto da troppe cose, ma non riesco a farne a meno.
Devo dire che sebbene pensi molto a casa, agli amici, non sento quella voglia di tornare, qui sto bene. Più che altro ho voglia di condividere tutto questo con loro. Ci sarebbe stato da divertirsi. Forse sto raggiungendo il giusto equilibrio tra quelle che sono le mie pulsioni verso l’esterno, le mie necessità, e quello che mi lega al presente, al certo. Starò crescendo?
Ponti cafè Willensparkweg ore 9:20
Mi prendo una “cup of coffee”, una delle cose che mi paice di più dire, col tempo autunnale che c’è è l’ideale. Aspetto che apra il museo, quando sono arrivato c’erano solo 4/5 persone. Spero di non ritrovarmi una folla, dovrei spiegare loro che mi sono svegliato alle 7:30 e sono arrivato alle 9, molto prima di loro.
Mi sento il cuore come una polpetta maciullata. È tanto tempo che mi rendo conto di non riuscire più ad amare. Manca la spinta, il battito del cuore. Ma il cuore è malato. Ho creduto che qualcuno potesse guarirlo, ma forse solo io posso farlo, finora nessuno ci è riuscito.

Cafe Reynders Leidsplein ore 14:13
Giornata piena d’acqua. Naturalmente l’ho presa tutta. Finchè sono rimasto nel Van Gogh museum tutto ok. Poi sono andato al Rijskmusem e lì c’è stato il finimondo. Acqua tanta Noè vide quel dì. Ho dovuto comprare un ombrello con su la Ronda di notte. Terrificante. No, non il dipinto, ma l’ombrello.
Bhe, comunque il Van Gogh Museum è bellissimo. Quando sono arrivato davanti ai suoi girasoli sono rimasto senza fiato. Sindrome di Stendhal?! Ho scoperto che anche per lui era  no i suoi fiori. Peccato che si sia ucciso, che storia triste. Resta un grande. E poi i suoi fiori di pesco, un tuffo al cuore. Mi sono portato via un surrogato: il poster de “I girasoli”.
Poi mi è toccato una coda chilometrica per entrare al Rijskmuseum. E io che deridevo gli idioti che erano arrivati tardi a quello di Van Gogh. Così ora sono umido, non mi sorprenderei di trovare colonie di muffe sparse per il mio corpo. Mi avevano detto che qui pioveva spesso, ma che la pioggia era spesso transitoria, ma qui è da stamattina che piove e non sembra volersi fermare. Meno male che ho il mio ombrello stupendissimo.
Ora me ne sto in cafe in Leidsplein, bella piazza, che non posso godermi, ma con la pancia  di un buonissimo sandwich con chicken. L’unica cosa che fa davvero schifo (e mi manca) è un buon caffè. Non si può essere perfetti in tutto.


mercoledì 16 agosto 2006

Amsterdam -I puntata-

mercoledì 16 agosto 2006 ore 17:18
Si dice che si parta ancora prima di farlo. Credo sia così, credo che la testa parta prima del corpo e forse il viaggio non è altro che un modo per ritrovarla. Da soli è meglio, per tanti ragioni, è più viaggio, così come lo intendo io. Più libero di seguire i miei ritmi. In questo momento non conta tanta la meta, se fosse stata Parigi anziché Amsterdam sarebbe cambiato poco, forse la lingua e i monumenti, ma lo spirito con cui l’avrei affrontato sarebbe stato lo stesso. In genere poi si parte, se non con aspettative, almeno con delle promesse, che poi vengono smentite o cancellate per lasciare spazio a quello che le circostanze permettono di fare.
È il mio primo viaggio, quello vero, quello che segna la fine del prima e l’inizio del poi. È il viaggio della verità, quello in cui non posso raccontare balle a me stesso, perché se non mi fido di me stesso con posso fidarmi degli altri?! Sarà il viaggio in cui sentirò poco la mia voce. Sarà il viaggio in cui aprire bene gli occhi per cogliere i colori che ancora non ho visto. Quello in cui le orecchie ascolteranno suoni indediti, sarà quello in cui imparare di nuovo l’odore dell’estate, il suono del mio cuore, non sentire più paura e aprire la mente.
Magari non cambierà nulla, eppure qualcosa è successo perchè il viaggio è già iniziato. E siamo solo all’inizio.


Aeroporto di Linate venerdì 18 agosto 2006 ore 10:12
Aspetto che arrivi l’ora dell’imbarco. Mezzora di ritardo, se non di più. Mi sarei meravigliato se non fosse successo nulla. Così ho avuto più tempo per colazione, cesso e giri in aeroporto. Devo dire che in aeroporto si potrebbe benissimo vivere. C’è tutto. Ti sei dimenticato il deodorante? C’è. Ti sono arrivate le tue cose? Qui ci sono gli assorbenti con le ali, senza ali, con paracadute o deltaplano. E vogliamo parlare della quantità di giornali e riviste che si possono trovare? Mi ero sempre chiesto chi comprasse Health Man, Music Grounge e Beauty, ora ho capito.

In volo chissà dove ore 12:15 forse
Partito da pochi minuti: Posto lato corridoio, vicino a me una coppia attempata, classici “Milano da bere”, insopportabili. Appena possibile mi sono spostato avanti. lo stewart (gayssimo), mi ha chiesto di spostarmi perchè ero in businnes class. Così ho chiesto alla hostess di spostarmi dietro, vicino al finestrino, visto che l’aereo era semivuoto. Mi ha detto che in businnes class stavano per servire il pranzo. Insomma, si mettesserò d’accordo. Alla fine mi sono messo vicino al finestrino poco più dietro. Stiamo volando sulle Alpi, fantastico, ora posso dire di essere per la prima in vita fuori dall’Italia (se non conto San Marino e il Vaticano). Con l’inglese me la sto cavando, ho capito che potevo scegliere tra un tramezzino al pollo o uno al formaggio. , ma non ho capito quasi nulla di quello che ha detto il comandante. Siamo messi bene. Sotto di me qualche nuvola e boschi e campi e "prati verdi dove finiscono le mie malinconie".

Amsterdam Westermarkt ore 17:28
L’arrivo in albergo è stato velocissimo, è vero che Amsterdam è una città piccolissima. La camera è pulita, tutti sono gentilissimi. Ho fatto il turista in battello, in aeroporto ho comprato l’Amsterdam card che da diritto all’ingresso gratuito alla maggior parte dei musei, all’utilizzo gratuito dei mezzi per 3 giorni e ad un mucchio di altre cose, tra cui un giro in battello.
Finito il tour mi sono fatto una lunga passeggiata sui canali fino a Westermarkt, una piacevole piazzetta nella zona ovest della città. Sono seduto sulle rive di un canale, in sostanza sull’Homomonument. Ci sono delle rose sulla punta dell’ultimo triangolo in granito rosa. È un monumento costruito per ricordare tutti gli omosessuali uccisi nei campi di concentramento nazisti. fa parecchio impressione stare seduto su un monumento dedicato sfacciatamente ai gay. In Italia una cosa del genere non potrebbe mai esserci.
È bellissimo starseni seduto su questo monumento che per gli altri può non significare nulla, ma per altri significa tanto. È così strano vedere due ragazze poco distanti che si abbracciano e chiacchierano, sono una coppia, per nessuno è qualcosa di strano. Questo è il posto in cui potrei vivere per sempre. Si è alzato il vento, un po’ freddo, ma è una giornata bellissima, sto bene. sono felice.

Amsterdam in Hotel ore 23:33
Ho mal di gambe, ho camminato molto. Ho visto i canali, la vita, la gente. Molti turisti, troppi forse. Gli italiani li riconosceresti ovunque. 
Ho fatto una figura di merda. Sono entrato in un posto che da fuori sembrava normale (anche dentro), tipo un caffè. Ad un certo punto, mentre addento le patatine sul bancone, ho buttato l’occhio sul televisore nell’angolo in alto del locale e ho visto 4 ragazzoni che facevano il trenino dell’amore seguito da acrobasie erotiche. Insomma ero in un locale spudoratamente gay. Qui è tutto mescolato, a volte i locali hanno appeso fuori la bandiera arcobaleno, ma spesso sono mimetizzati, anzi no, direi che sono come gli altri locali. Così ad un certo punto per disimmulare l’imbarazzo e non fare quello che scappa mi sono messo a guardare due tipi che giocavano a biliardo. Mi si è avvicinato un tizio e mi ha chiesto se volevo giocare a bliardo. Gli ho riso sguaiatamente in faccia. È sparito. 
Poi ho scoperto che Reguilarstraat è una delle vie gay, piena di locali gay, alcuni molto carini. E la cosa più bella è che dentro non ci sono solo gay, ma anche vecchi e giovani, etero e no, donne e uomini. Da lì mi sono fatto una lunga camminata lungo l’Amstel, che è il fiume che attraversa la città (in realtà si confonde con gli altri canali). Ogni tanto annusavo l’aria per capire che odore ha Amsterdam. Il colore è il lilla, ma l’odore non l’ho ancora individuato. Rimando il verdetto ai prossimi giorni.
Un’altra via davvero carina è Zeedijk. è piena, piena, piena di locali, molto diversi tra loro. Per esempio c’era un gruppo che suoanva rock in vetrina in locale fatto per i sette nani (nel senso che che ci stavano solo loro), eppure dentro riusciva a straci un mucchio di gente. Davanti ad un altro una specie di matrona in costume non ben definito cantava varie canzoni accompagnata da viola e fisarmonica e un altoparlante  attaccato ad un carrello di quelli che si usano per portare via le lavatrici rotte da casa. Insomma una babele.
Inutile, proprio una bellissima città,. C’è stato un momento durante il tramonto in cui c’era una luce bellissima, il cielo aveva un colore rosato. Credo che nessuna foto avrebbe mai potuto cogliere quei colori. Nessuna foto ha colto i miei occhi in quel momento. Secondo me brillavano, dopo tanto tempo ho sorriso ancora davanti ad una cosa bella.



venerdì 11 agosto 2006

Silenzi, sorrisi e parole (sottotitolo: nuovo delirio di cose che non capisco nemmeno io)

Mi piacerebbe che questo intervento parlasse di un mucchio di cose, tante quante quelle che ho in testa. Ho paura però di fare un'enorme insalata così che alla fine non si capirebbe nulla. Sto pensando molto al potere delle parole, forse perchè in questo periodo me ne vengono in mente un sacco, a volte mi ritrovo a ripetere frasi come se fossero filastrocche. Mi rendo conto di poter sembrare un folle dicendo queste cose, ma a volte è un bisogno. Vengono fuori delle cose, magari con dei suoni che ho in testa. Sembra quasi che debba vomitare delle cose, che abbia bisogno di vederle e non solo sentirle in testa, forse per l'ordine che ne scaturisce e le immagini che ne sono associate. Così, sebbene abbia tante cose da tirare fuori, mi ritrovo senza niente dire davvero -ironia della sorte-, mi sento ancora più stupido e inutile.

Mi rendo ancora più conto che se è vero che le parole hanno un grande potere, soprattutto se messe su carta, è anche vero che i silenzi hanno il medesimo potere. Per esempio gli sguardi sono discorsi fatti di silenzio, così se sorrido è per nascondere l'imbarrazzo di un qualcosa troppo forte e intenso da riuscire a sostenere. Forse è per questo che ne sono così tanto attratto, perchè in fondo mi piace sentirmi perso in uno sguardo. Mi rendo conto che difficilmente guardo qualcuno negli occhi, ma quando lo faccio è perchè voglio in qualche modo trasmettere le mie "parole" a lui.

E poi ci sono i sorrisi, in questi giorni i miei sono fatti di lacrime, quelle di gioia e tristezza, magari silenziose e invisibili, che sento scorrere dentro. I sorrisi che nascono da cose belle, ma allo stesso tempo tristi, quelli che fai per rispondere ad un grazie per qualcosa che hai fatto. Sorrisi per rispondere alle parole e non lasciare il silenzio da solo a parlare.