hotel lunedì 21 agosto 2006 ore 00:30
Ho dormito dalle 16 alle 20:30, ero infreddolito. Quando mi sono svegliato non pioveva più, c’era un tramonto bellissimo. Altre emozioni, ho la lacrime facili in questi giorni. Poi sono uscito, sono andato a mangiare al Getto, un ristobar molto carino. Era pieno di gente, tra cui alcuni travestiti, molto simpatici, pazze furiose. Anche lì un paio di sguardi, un saluto da parte di un tizio che mi ha fatto “CIAO CIAO” con la manina e poi un travestito di nome Bob che mi ha detto “WHAT BEAUTIFUL EYES”. Di lì capatina al Queen’s head e poi a “casa” proprio quando aveva deciso di rimettersi a piovere. Ho ancora il mega hamburger sullo stomaco, non va né su né giù.
Ora sono nel mio lettuccio, domani c’è il giro della zona sud est della città, però mi sveglio più tardi e speriamo non piova! Mi rendo conto che ho come l’impressione di essere a casa, sono molto a mio agio, non sento tutta quella sensazione di estraneità che si prova in posti nuovi. chissà forse in una vita precedente ero un marinaio olandese o una puttana. Non aggiungo altro.
ore 9:48
Sono al Stedelijk Museum che hanno spostato dalla più bella zona dei musei ad un palazzone nei pressi della stazione. Come sempre sono qui con largo anticipo.
Domani parto, la verità è che mi fermerei volentieri ancora, magari per sempre. Ho chiesto in reception se domani posso lasciare la mia valigia in hotel fino alle 15: mi ha risposto di sì, ma non ho capito il resto, la tipa parlava spanglish.
Mi sono svegliato pensando a quante cose ho dentro e che qui tendono a venire a galla eppure c’è ancora qualcosa che le trattiene. Basterebbe così poco. Dire che sono parecchio confuso è dire poco. So che quando tornerò mi aspetterà l’inizio di un periodo parecchio duro e il non avere null’altro che me stesso mi fa paura. Mi fa sentire terribilmente solo, forse è anche per questo che ho così tanta voglia di restare qui. Questa “solitudine” forzata mi fa vivere questo sentimento in maniera più naturale e normale. In realtà penso molto all’Italia, però non c’è la nostalgia che fa venire voglia di tornare, semmai il contrario, vorrei che quelle persone fossero qui. Mi ci ritrovo talmente tanto in questo posto che metterei qui le radici per un po’, almeno per un po’. Solo un po’. Un po’.
ore 16:13
Sono al Bardjery, davanti ad una tazza di caffè. È inutile, qui il caffè non lo sanno fare.
Sono stato al Shippervartmuseum, il museo navale, bellissimo il galeone, per il resto tanti modellini di navi e nulla di più. Poi un giretto allo zoo, tra giraffe, culi di scimmie, procioni e bufali. Ho pranzo con un bagel che è una sorta di ciambella che esiste in vari gusti (io l’ho presa al sesamo) e che si può condire in vari modi, nella mia ci ho messo bacon, pomodoro, insalata e maionese, il tutto coin una enorme spremuta d’arancia fresca.
Da lì sono andato in uno dei posti più belli che io abbia mai visto: il mercato dei fiori. Ho commprato bulbi di tulipani, irisi e altri fiori e cinque bellissimi girasoli. Non ho resistito, se che domani parto, ma davanti a quale mare giallo...così ora me ne vado in giro con un mazzo di girasoli. Un pazzo. Alla faccia di quelli che dicono che mi trattengo, ho seguito una mia pulsione. Ora vado a dare da bere ai miei girasoli.
Rembrandtplein Cafè Le Monde martedì 22 agosto 2006 ore 9:49
Ho affittato una bici per 3 ore , poi me ne tornerò in hotel fino alle 15 a cazzeggiare e di lì in aeroporto. Il proprietario de Le Monde è brasiliano, così me ne sto ad Amsterdam a bere un caffè e ascoltanto musica brasiliana. I miei girasoli li ho lasciati in hotel, tranne uno, il più bello, che ho messo in valigia. Non oso immaginare come arriverà, ma almeno ci provo.
Sono davvero triste, qui sto davvero bene, credo sia una “fuga” dai miei doveri, ma sto troppo bene qui. Se un domani decidessi di trasfermi qui o in qualsiasi altro posto non vorrei sentirmi dire da nessuno che scappo o ronuncio a delle persone. Lasciare un posto non significa abbandonare anche le persone che lì si trovano. I rapporti restano, continuo a crederlo, se sono veri, allora non importa dove, né come, ma importa che c’è. Sebbene col tempo sia diventato molto più disilluso dagli altri credo che qualche buon seme ogni tanto possa germogliare.
Ci mancava il proprietario brasiliano che mi fa domande su domande, la bandiera arcobaleno non l’ho vista, ma qui non si sa mai.
Stamattina in hotel c’era l’invasione di napoletani, si fermeranno solo per tre giorni, ma avevano delle valigie così grande che sembrano fatte per tre mesi di permanenza. Mi sono vergognato io per loro.
Ora il proprietario mi ha chiesto di dove sono perché deve andare a Reggio Calabria a settembre a vedere le finali dei mondiali di pallavolo e aveva bisogno di qualcuno che parlasse italiano per prenotare per lui e il suo boyfriend (te pareva). Cercava anche la piscina, ma tutti si mettevano a ridere...a Reggio Calabria...di fronte al mare...vorrei ben vedere. Adesso gli dico che la piscina è meglio non cercarla.
Hotel ore 13:11
Aspetto almeno le 14 per andare. Ho finito un po’ prima il mio giro perché si è messo a piovigginare. Ho mangiato del pesce fritto in un chiosco in Westermarkt. Alle 11. Una botta di vita. Così ho abbondato la bici e ho fatto qualche passo a piedi per il quartiere a luci rosse e infine sono andato in stazione per comprare il biglietto per l’aeroporto. Alla cassa ho incontrato una stronza. Non le ho detto “Good morning” e lei si è incazzata. Una isterica, probabilmente il suo figo ragazzo olandese non glielo ha dato, e ci credo se sei così acida! ‘Sta troia mi ha fatto due biglietti anziché uno, così ho rifatto la fila (da un’altra parte per non urtare la sua sensibilità) e mi sono fatto restituire il malloppo. Capisco che posso essere sembrato scortese, ma io dico, non ti rendi conto che sono straniero e magari non ho dimistichezza con la lingua e che se tu sei isterica e stronza non è colpa mia e che durante la tue scena ti guardavo senza capire??? Le vere troie non sono quelle in vetrina, ma sono quelle come te sparse un po’ ovunque per il mondo. Così mi sono avvicinato alla cassa e le ho detto “You are troia, fanculo...” e me ne sono andato.L’amico brasiliano alla fine non mi ha fatto pagare il caffè perché gli ho fatto quelle due o tre telefonate in Italia. È stato davvero gentile, chissà magari un giorno tornerò a trovarlo. E quasi alla fine di tutto questo cosa mi è rimasto? Mi viene da cantare “...so I shall go in the rage of the storm ‘cos only in the world I find heaven...”. Mi sono buttato in questa tempesta e un po’ di paradiso l’ho trovato. Vorrei aggiungere “e ora torno all’inferno”, ma spero di tornare con un po’ di questo paradiso nell’anima e camminare a testa alta contro la tempesta.
Stazione di Malpensa, sul treno ore 20:45
Quasi a casa dopo un viaggio tutto sommato tranquillo. In aereo mi è solo volato il poster di Van Gogh in faccia a uan tipa e quando le chiesto scusa e se si era fatta male, mi ha risposto stizzosa “bene non mi sono fatta!!!”. Altra troia repressa che dimostra quanto scritto sopra.
Sono proprio triste. Mi sembra di aver fatto un viaggio al contrario, di aver lasciato lì la mia vita, lo so che può sembrare ridicolo, ma è così. Sono partito da qui in realtà per tornare a casa mia, che strano.
Sto rileggendo “Il mondo senza di me” di Mancassola. Lo sto riscoprendo ancora più bello, ora mi appartiene ancora di più, forse perché una parte parla di Amsterdam. Una frase mi ha fatto pensare molto duranet il viaggio e dice “...tra la giustezza della ragione e l’istinto di un sentimento, c’è un contrasto così crudele. E tanto più qualcuno si dimostra lucido nella scelta del bene, tanto più atroce è il male che soffre.” Fine del viaggio.











