Visualizzazioni totali

martedì 18 dicembre 2007

Francoforte


Sull'aereo per Francoforte venerdì 14 dicembre 2007 Non so che ore sono ma è sera

E' un viaggio strano questo. Siamo una squadra di calcio: io, Cri, Elena, Giovanna, Andrea & Raffa, Franco & Daniela con i rispettivi consorti e Danilo. E' strano perchè siamo tanti e mi sembra impossibile mettere insieme tante teste e invece la cosa è riuscita. Siamo partiti in ritardo e il viaggio è pieno di scossoni, faccio fatica a scrivere dritto, ma almeno mi distraggo.
Sono davvero contento, forse il più silenzioso del gruppo, ma sono contento, osservo gli altri e mi dico che sono felice di condividere questa cosa con loro. Non vedo l'ora di riabbracciare Daniela. Non avrei mai pensato di fare così tanta strada per riabbracciare un'amica. Per la maggior parte del gruppo è una vacanza, per me è altro, non meglio o peggio, ma decisamente altro. Sarà per il periodo in "down", ma sento forte il desiderio di stringere Daniela. Forse vorrei che nello stesso modo qualcuno stringesse me.

Francoforte domenica 16 dicembre 2007 ore 9:25

Giornata estenuante, ma anche divertente quella di ieri. Siamo andati in treno ad Heildeberg, una cittadina dove abbiamo visitato un castello che abbiamo raggiunto con una teleferica. Molto bello, ma faceva un freddo. Scesi dalla collina del castello, siamo andati a pranzo, ma sono intollerante al cibo di qui, troppo grasso, troppa carne, troppo burro, troppo.
Cristina e Daniela ci hanno regalato delle corna da renna rosse per distinguerci nella folla e non perderci. Sembravano un branco sì, ma di pazzi in gita premio, ma è bellissimo vedere la faccia della gente che ci guarda stupita. Il momento più esilarante è stato il ritorno. Eravamo in super-ritardo per il treno e appena scesi dal bus che ci ha portato in stazione abbiamo corso tutti come dei pazzi. Mi sono ritrovato in testa al gruppo e quando mi sono voltato eravamo tutti il fila indiana con le corna in testa, ho iniziato a ridere e muggire per fare spostare la gente. Quasi soffocavo dalle risate, ma il treno siamo riusciti a prenderlo. Mitici!

Lungo il Meno ore 11:07

Sono da solo lungo il Meno. Ci siamo divisi per girare in completa libertà. Ho superato la zona dei mercatini e sono qui su una panchina. Ascolto la mia musica, bevo il caffè di Starbucks e guardo il fiume. C'è una luce bellissima. Fa molto freddo, il cielo azzurro è striato di nuvole e il sole si riflette sul fiume. Ci sono gruppi di cigni e gabbiani (???)  e qualche battello che va su e giù. Sto bene. Avevo bisogno di questa oretta di solitudine. 
Mi sono divertito ieri sera alla locanda e poi la battaglia a cuscinate prima di addormentarci con la Giovanna che mi mancava da un po' (lei, non la battaglia). Le voglio un mondo di bene. E poi la notizia che mi ha dato la Cri. Sono davvero felice per lei, ma ho anche un senso di tristezza perchè mi manca già, prima ancora che vada via, anche se se so che non sarà per sempre. Spero vada tutto in porto per lei, se lo merita.
Mi sorprende come questa breve vacanza si sia trasformata in una nuova scoperta di quello che sono. Pensavo che non mi avrebbe dato altro, nulla di più, invece un po' mi ha rigenerato. Bastano tre minuti per rivalutare tutto un mondo, riscoprirsi un po' diversi da poco prima, un piccolo scatto in avanti, quasi impercettibile, eppure pieno di senso. Come una scossa, un'esplosione che dura un secondo, un solo attimo, pieno di tutto quello che si è e che genera un pezzetto in più. E' così che mi sento. Giallo è questo momento come l'inizio della scintilla di un fuoco...

Look at the stars
look how they shine for you
ann everything you do
they were all yellow

...come il sole che è qui di fronte a me, come un amico che sorseggia il suo caffè in un bar e mi guarda in silenzio, senza bisogno di dire nulla.




mercoledì 12 dicembre 2007

Quelli che alla fine del mese

Mi sto amebizzando, sto permettendo ai fatti di schiacciarmi, è una sensazione strana. Avete mai provato il desiderio di sparire per sempre? Ma non quello che si dice ogni tanto quando ci sono tanti problemi, ma proprio quando si vorrebbe chiudere con tutto, ma non si ha il coraggio di morire, allora si dice sparire. Oggi Norma (che non il nome di una nonna, ma di un'infermiera di una simpatia estrema) mi ha detto che ho la faccia depressa, e ha ragione. Avrei voluto appoggiarm alla sua spalla, come fosse un muro del pianto e lasciarmi andare. Ormai non piango nemmeno più e aspetto che arrivi la fine del mese, per fare gesti che mi sembra di aver già fatto milioni di voltte, invece sono meno di dieci, ma ormai ho imparato il rituale. In quei momenti mi chiedo come si fa a non avere la faccia depressa, a non dire "ahi", non si può, e ancora mi viene da dire che ci deve qualcosa che in me non va, qualche rotella che il buon Dio si è dimenticato nel cassetto e che mi fa essere quello che sono.
Quanto di quello che siamo cambia e quanto resta uguale? Mi rendo conto che ogni giorno le cose davvero importanti sono sempre meno, soprattutto le persone importanti sono sempre meno, e quelle che restano sono indispensabili, ma non glielo dico mai, allora comunque vada ho deciso di farglielo sapere quanto sono importanti per me, pochi capiranno tutto questo, ma chi deve capire ha già capito. Giuro che lo faccio.

domenica 2 dicembre 2007

Parlo con te -Giorgia-


Ti ho raccontato storie che ancora mi somigliano 
nell'universo nero si disperdono 
Sono diversa, sono nuova 
ma le note ancora mi appartengono
Parlo con te 
Parlo con te
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire 
se non riesco a parlarti e non so più toccarti
mi sento morire
Parlo con te 
Parlo con te
Ti ho raccontato delle strade che ti portano fino alla luna 
e i tuoi pensieri adesso si dissolvono 
Ti ho raccontato delle lettere di te che non bastavi mai
Cantavo di te 
Cantavo di me
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire 
se non riesco a parlarti e non so più toccarti 
mi sento morire
morire come fosse l'ultima speranza 
di trovare una bellezza ancora intatta 
ancora intatta
Ti ho raccontato storie che ancora mi confondono 
i tuoi pensieri adesso si nascondono 
vorrei che tu volessi ancora le parole mie che cambiano
Parlo con te 
Parlo con te
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire 
se non riesco a parlarti e non so più toccarti
mi sento morire
Spiegami questa distanza 
spiegami tu l'indifferenza 
ora non so più mentire 
ho trovato il coraggio di dire mi sento morire 
morire come fosse l'ultima speranza
di trovare una bellezza ancora intatta

                                                                (Giorgia)

venerdì 23 novembre 2007

A fine giornata

Oggi sono stanchissimo. Piove da ieri, ma a me sembra che stia piovendo da sempre, come se il sole fosse solo un ricordo di un tempo passato. Mi fa male la faccia per la sinusite che credo mi stia mangiando le ossa, eppure mi curo, ma non passa. Mi sembra di avere la testa zavorrata, sarà sempre la sinusite o sono i pensieri?
Non so bene come sto, sono stanco di certo, però sono anche arrabbiato e deluso, sempre di più, e non nego che sento forte il desiderio di scaraventare tutto quello che mi capita in mano, mi meraviglio del mio autocontrollo, delle lacrime che non escono e del cuore che è ancora lì tutto intero. Mi faccio paura da solo, mi sembra tutto molto strano, ho paura del Big Bang che potrebbe scatenarsi e annientarmi.

lunedì 19 novembre 2007

Nero

Ho rivisto i miei fantasmi e la cosa che mi fa stare più male è che li ho trovati negli occhi di una persona a cui voglio bene. Tornano tante paure a galla, come cadaveri che vengono restituiti da un fiume dopo una tempesta. Mi rivedo da fuori e mi rendo ancor di più conto dell'impotenza che pervade ogni cosa. E poi la paura e il terrore che tutto non sarà mai come prima, mai più. E da qui nasce il bisogno di dirle che io capisco il perchè di ogni singola lacrima da cui scaturiscono pensieri pesanti come macigni. Quanto vorrei poter fare qualcosa, quanto vorrei, ma nessuno può farci nulla, così non resta che stringersi e sussurrarsi "ti voglio bene".

martedì 6 novembre 2007

Madrid


Madrid giovedì 1 novembre 2007 ore 19:37
Siamo arrivati ieri, nel tardo pomeriggio. L'impatto è stato con una città prepotente, magnifica e forte. Il nostro bilocale è proprio in centro vicino a Puerta del Sol. Mi ha sorpreso il fatto che qui, come a Barcellona, mi ci ritrovi con la lingua, con i gesti, con la vita. Certo mi manca un po' di lessico e a volte parlano troppo velocemente, ma credo che non farei affatto fatica a vivere qui. Cristina invece mi fa morire dal ridere con i suoi sguardi quando parlando di "tiendas" (negozi), "lo siento" (mi dispiace) o quando dice "scus" per dire "scusi".
Ieri sera abbiamo fatto un giro per Puerta del Sol , Plaça Mayor e per Chueca. Altra cosa fantastica è il tempo che abbiamo trovato, di giorno si sta bene con la maglietta, la sera la felpa è sufficiente. Credo si tratti di culo. A proposito di culo, qui, più che a Barcellona lesbiche e gay si abbracciano , baciano e vivono. Lo trovo bello, ma anche molto strano, non riesco ad abituarmi nemmeno io. Oggi la giornata è stata densissima. Abbiamo fatto una visita guidata al Palacio Real con gli adesivi per contraddistinguere il gruppo con su scritto Romeo e Giulietta, nel gruppo c'erano dei veronesi, non aggiungo altro. La cattedrale era occupata da una messa, così abbiamo optato per il giro della città vecchia, Plaça Mayor di giorno è stracolma di gente, soprattutto turisti. 
Il colore di Madrid è l'arancione. l'odore è quello delle foglie, non so perché ma è questo l'odore che sento.
Aver ritrovato FresCo mi ha riempito di gioia, ma soprattutto Starbucks, credo che arrederò casa mia come Starbucks. Per finire abbiamo fatto un salto all'arena delle corride, stile arabeggiante, peccato che esattamente davanti si è installato il circo, è come se si impiantasse davanti al Duomo. Infine siamo andati a prendere i biglietti per Toledo per domani, ci aspetta un bel tour domani, mi aspetto grandi cose.


Madrid sabato 3 novembre 2007 ore 8:53
La giornata di ieri l'abbiamo passata a Toledo. In mezzora con un treno superveloce siamo arrivati in una stazione dallo stile arabeggiante. La parte storica della città è un dedalo di viuzze, sali e scendi, che hanno messo a dura prova le nostre gambe. L'alcazar era chiusa, ma siamo riusciti a vedere la cattedrale e fare un bellissimo giro su un trenino. lo Zocotren.
Siamo riusciti a tornare a Madrid in tempo per fare un po' di spesa alla Cortes Ingles dove una vecchietta mi ha piazzato in mano un barattolo di non so cosa per sapere non so cosa, credo mi abbia scambiato per un connazionale. Abbiamo cenato a casa, e poi dritti a letto, eravamo distrutti. [...]
Madrid lunedì 5 novembre 2007 ore 9:00
Mi sembra di essere stato travolto da un vortice, abbiamo camminato un sacco e gli ultimi due giorni sono stati dedicati all'arte. Sabato pomeriggio siamo stati al Reina Sofia, il museo di arte moderna dove ci sono un sacco di opere di Picasso e Mirò- Mi è piaciuto molto, anzi spero di tornarci per dedicargli più tempo. Sabato sera cena a casa con una pizza Buitoni, farò casa alla Buitoni, non so come facciano a spacciare quella roba per pizza.
Al Reina Sofia mentre ammiravo la Guernica un tizio mi ha toccato il culo. La prima volta ho pensato si trattasse di un errore, sai, la folla, ma la seconda volta no, era proprio una palpata. Ho guardato male il tizio (pure carino) e se n'è andato.
Mi ha preso la nostalgia di casa, oggi ho proprio il magone, qui sto bene, ma ora mi ha preso così.
Ieri mattina ci siamo sparati una super coda per entrare al Prado. Visitarlo tutto in un giorno credo sia davvero impossibile. Ci siamo concentrati sulla pittura spagnola e italiana. Ho visto Las meninas di Velasquez e La fucilazione di Goya (non la sua, è il dipinto che si chiama così). Avrebbe meritato più tempo, ma in una volta sola è impossibile. Ci siamo fatti un bel giro per il parque del ritiro, molto affascinante, soprattutto il palazzo di cristallo che si riflette su un laghetto che aveva i colori dell'autunno. E finalmente pranzo a base di tapas in piazza di Santa Ana, dove andava anche Hemingway (si scrive così?), in realtà erano le 16, ma poco importa, qui si mangia sempre.
Il resto del pomeriggio lo abbiamo passato sul teleferico, ida y vuelta, ero abbastanza terrorizzato però ci siamo goduti un bellissimo panorama. Ci siamo goduti il tramonto sul tempio di Debot, un tempio egizio trasferito qui. Infine ci siamo premiati con churros y chocolate e un giro da Fnac per cercare qualcosa per le mie orecchie.
ore 16:39
Da Starbucks tutto è uguale in qualsiasi parte del mondo tu ti trovi (globalizzazione?). Mi piace. Tra qualche ora si parte, si torna e domani si riprende a lavorare. Il giro di questa mattina al giardino botanico mi ha rilassato molto, ma ora ho il pensiero a domani. Ci vorrebbero delle giornate decompressive in cui si ritorna piano piano alla vita di tutti i giorni, senza traumi, perché tutto quello che ho assorbito in questi sei giorni deve essere in qualche modo rielaborato e messo in ordine. E' come se avessi creato dei pacchetti da portare con me e che poi in qualche modo devo aprire a casa e tirare fuori tutto quello che c'è dentro.
La Spagna mi appartiene molto, ne ho visto solo dei pezzi, dei surrogati, ma mentre in altri luoghi mi sono sentito spettatore esterno, qui mi sento molto parte del quadro, uno dei personaggi di una storia già iniziata e che però non fatica ad inserirsi e a trovare il suo posto. Ma allora qual è il mio posto?
I'm looking for a place to stay...





domenica 28 ottobre 2007

Intolleranza ai latticini o latticini intolleranti?

Ho trovato in rete questo intervento. L'ho trovato divertentissimo da un lato e disarmante (da incazzarsi) dall'altra. A voi ogni commento. 

Sabato scorso Insy, già “La più checca di Roma”, già “Diva del cazzo”, “Già gatta con il culo di piombo” è stata insignita nella Capitale morale d’Italia di un nuovo prestigiosissimo pseudonimo che, per i cultori dei film de Er’Monnezza non suonerà certo come particolarmente originale ma il contesto in cui mi è stato assegnato lo è davvero.
Da oggi, infatti, oltre ai suddetti titoli si aggiunge anche quello di Ricchione. Ho già contattato l’alto ufficio di araldica nobiliare e dicono che in effetti, con una sfilza di attributi del genere posso aspirare direttamente al rango di Arciduca in più, se entro la fine dell’anno me ne affibbiano un altro passo di diritto a Valletto Reale.
Insomma sabato dopo aver visto un'interminabile mostra di La Sciapel al Palazzo Reale di Milano (un presagio forse?) decidiamo di andare a mangiare qualcosa da Obika, un mozzarellaro al settimo piano della Rinascente, davanti il Duomo di Milano. L’ascensore sembrava un interregionale delle Ferrovie dello Stato dal momento che ha fatto soste di almeno 5 minuti ad ogni piano con tanto di bibitaro abusivo che entrava per vendere beni di conforto e il controllore che ci ha chiesto 2 volte di vedere il biglietto. Dopo 20 minuti arriviamo all’ultimo piano e, stremati, ci dirigiamo al ristorante.
Ordiniamo da mangiare una quantità di mozzarella tale che le mucche che ne hanno prodotto il latte adesso sono ricoverate in psichiatria bovina e ne avranno per almeno 3 settimane.
Arriva il conto e uno dei mie amici spulcia lo scontrino, poi, con molta eleganza (lui è del nord, io al posto suo avrei dato fuoco al locale) ce lo mostra e dice “leggete cosa hanno scritto in fondo”. Leggiamo. “per i RICCHIONI”. Ci guardiamo in giro e cerchiamo di capire chi siano questi “ricchioni” poi, ci arrendiamo all’evidenza: siamo noi!!
Io inizio a sentire l’odore del sangue che spargerò e mi eccito come un pitbul pronto a scendere in un’arena di lotte clandestine tra cani.
Chiamiamo un cameriere e gli chiediamo di mandarci il responsabile. A questa richiesta, il cameriere (non quello che ci aveva servito) subodora il pericolo come le gazzelle braccate dalle leonesse nella savana e sbianca. Poco dopo arriva la responsabile che, letto lo scontrino diventa all’istante una statua di sale. Andiamo allora dal direttore responsabile che ha già sfoderato la shinai con la quale è pronto a fare harakiri. Viene da noi con il volto pallido come un cencio lavato e io, per metterlo a suo agio, mi presento: “salve, sono uno dei 4 ricchioni”. E’ mortificato e si scusa moltissimo promettendoci che la cosa non passerà impunita. Io giustamente risentito chiedo di parlare con “questa cima di cameriere”. Ci porta da lui. E’ per momenti del genere che la vita vale la pena di essere vissuta. “Sei tu che hai scritto ricchioni sullo scontrino?”. Lui spera che un terremoto del settimo grado della scala ricter faccia crollare il piano, la Rinascente, il palazzo, la piazza e, per sicurezza il Duomo appresso a tutto. “Si, scusa, non volevo”. No, fammi capire: stavi scrivendo “caffè macchiato” quando lo spirito di Tomas Milian si è impossessato di te e, involontariamente, ti sei trovato ad aggiungere il simpatico epiteto?
Io incalzo come la Meggillis in “Sotto Accusa”: “qualcuno di noi ti ha toccato il culo mentre servivi?” (io elegante come sempre…) “No”, risponde. “Qualcuno di noi ti ha fatto delle proposte o ti ha chiesto di andare a letto con te” (anche se forse un pensierino ce lo avevamo fatto). “No, mi dispiace”. Imperverso come una professoressa davanti ad uno studente impreparato. “Lo sai quanti ricchioni servi ogni giorno?”. “No” (ma rispondi pure? Era una domanda retorica!). “ora tu non ti preoccupare perché ci faremo risentire tramite i nostri avvocati” (giuro, io sogno di dire questa frase da quando seguivo Dainasti alle elementari).
Salutiamo cordialmente il direttore e lo invito la prossima volta a scegliere dei collaboratori un po’ più svegli. La questione infatti non è tanto quello che il cameriere possa pensare o dire sghignazzando con i colleghi in cucina mentre tagliano mozzarelle che vendono a al prezzo di collane di Bulgari (io dico cose ben peggiori e molto meno politicallli correct) ma è la leggerezza di averlo scritto che va punita. Per questo, l’idea di pagare il conto non ci ha neppure sfiorato. Non vedo perchè i soldi di 4 ricchioni avrebbero, anche solo in parte, dovuto pagare lo stipendio di uno che ci ha insultato.

mercoledì 24 ottobre 2007

Autumn -Paolo Nutini-


Autumn leaves under frozen soules,
Hungry hands turning soft and old,
My hero cried as we stood out their in the cold,
Like these autumn leaves I don't have nothing to hold.
Handsome smiles wearing handsome shoes,
Too young to say, though I swear he knew,
And i hear him singing while he sits there in his chair,
Now these autumn leaves float around everywhere.
And I look at you, and I see me,
Making noise so restlessly,
But now it's quiet and I can hear you saying,
'My little fish dont cry, my little fish dont cry.'
Autumn leaves how faded now,
that smile that i've lost, well i've found some how,
Because you still live on in my fathers eyes,
These autumn leaves, oh these autumn leaves,
oh these autumn leaves are yours tonight.
                                                                                             (Paolo Nutini)

Foglie d'autunno sotto anime raggelate
mani affamate che diventano morbide e vecchiie,
il mio eroe piangeva quando noi stavamo fuori al freddo,
come queste foglie d'autunno, non ho nulla a cui attaccarmi
bei sorrisi che indossano belle scarpe,
troppo giovane, direi, anke se ci giurerei ke lo sapeva,
e l'ho sentito cantare mentre sedeva sulla sua poltrona,
adesso tutte queste foglie d'autunno volano, vagano ovunque.
e guardo te e vedo me
rumoreggiando senza sosta,
ma ora tutto tace e riesco a sentirti dire,
pesciolino mio non piangere, pesciolino mio non piangere
le foglie d'autunno sono svanite ora,
quel sorriso che ho perso, bhe lo ritroverò in qualche modo
perchè tu vivi ancora negli occhi di mio padre
queste foglie d'autunno, oh queste foglie d'autunno
queste foglie d'autunno sono tue stanotte.

lunedì 22 ottobre 2007

Mi manca e l’autunno è arrivato

Mi sono svegliato senza troppe storie -che strano- e, come al solito, ho acceso il lettore mp3 collegato alle casse ed è partita una canzone che mi ha scaraventato indietro, forse anche un po' giù. Ho sentito il cuore fermarsi per un attimo, solo uno, ma lungo. Mi sono bloccato lì davanti alle casse e ho rivisto i suoi occhi, sentito le sue mani, la sua voce. Ancora mi manca -ma smetterà mai?-, tanto. 
Mi sono guardato intorno, un posto in cui non avrei mai immaginato di essere, approverebbe le mie scelte? Forse tutto sarebbe stato diverso, non sarei qui, o forse sì, ma ne avrei una consapevolezza diversa, avrei un senso diverso delle cose. Sarà sciocco, infantile, ma credo che dietro alle mie scelte ci sia sempre lei, io penso sempre "lei cosa mi direbbe?", non perchè prima facessi cosa mi diceva, ma so che le sue parole spesso mi hanno aiutato a dare forza alle mie scelte, approvandole a volte o disapprovandole altre permettendomi di decidere perchè io fossi davvero felice.
Mi sono reso conto che è inverno. E' arrivato l'inverno in un giorno solo, così tutto di botto. Fa freddissimo. Ho i brividi. Vince un egoismo che vorrebbe delle cose ora, che fossero così come dico io e basta, solo per me. Ripenso a quella sera al cinema, alle mani strette tra di loro, alle lacrime, alla musica criticata ma mai disprezzata, al sentirsi vicini vicini come se fossimo la stessa persona, più di una madre col proprio figlio, più di tutto. Mi manca, senza retorica nè bugie, solo così come lo dico. E fa male scoprire ogni giorno qualcosa di me che mi fa assomigliare sempre di più a lei, nello sguardo, nei gesti, nelle parole, nei sorrisi e nelle lacrime. Mi manca per come eravamo lo specchio l'uno dell'altra. Più di tutto, più di me, più della coperta per scaldarmi in questo freddo bastardo che è arrivato senza avvisare, più del sole, più del mare, più del tutto. Mi manca.

lunedì 15 ottobre 2007

Quelli che i sogni di notte li fanno strani

E' un periodo di limbo -non la danza- in cui tutto mi sembra sempre uguale a se stesso. L'altra notte ho sognato il mare, era notte, però si vedeva bene, non so dire se c'erano le stelle, mi ricordo solo le onde...a thousand waves..a million waves. E mi ricordo anche che avevo arredato un angolo di spiaggia con dei miei oggetti personali. A posteriori posso dire che mi era sembrato quasi un esilio, ma nel sogno io vivevo quella situazione come una soluzione temporanea. Ero lì con gli occhiali da sole in testa di notte -tamarro- e una specie di sdraio, mancava solo il cocktail con l'ombrellino. Però non ero davvero felice, aspettavo qualcosa, come adesso, ma cosa?
Anche oggi, alla vigilia di un esame importante, sono qui che cazzeggio, ma in realtà rifletto, penso molto, cerco di concentrarmi sui piccoli riti da fare prima dell'esame: il bagno rilassante, lettura di un minuto di tutti gli appunti come ansiolitico e tisana -che tanto qui dai miei non c'è-.

lunedì 1 ottobre 2007

L’ombra del vento - Carlo Ruiz Zafon-



Non amo molto i best sellers, quei libri che tutti leggono perchè fa figo farlo, le volte che cedo ne resto sempre deluso, questa volta però no. L'ombra del vento mi ha lasciato incollato alle sue pagine per sei giorni, non vedevo l'ora di arrivare alla fine e al tempo stesso avrei voluto non finisse mai.  E' la storia di un ragazzo, Daniel, di un libro e dei misteri che esso nasconde e parla di una Spagna lontana nel tempo, ma che al tempo stesso è molto vicina. La vita di Daniel si intreccia con quella dell'autore del libro, fino a quasi confondersi con essa, l'intreccio è incredibile, pieno di amore, di paura (ho avuto i brividi leggendo alcune pagine), di nostalgia e di azione. Nonostante l'intreccio laborioso trovo che sia anche di una semplicità estrema, ci sono immagini bellissime, semplici, ma belle. Non manca nulla. Sicuramente da leggere. (5/5 stelle)

domenica 30 settembre 2007

Incoerente coerente coerenza

incoerente agg. 1 che non ha coesione, che manca di compattezza: terreno, materiale __ 2 (fis.) si dice di due fenomeni periodici, quando la loro differenza di fase non è costante nel tempo: sorgenti luminose incoerenti 3 (fig.) che non ha coerenza, sconclusionato, contraddittorio: discorso, persona __ // Dal lat. tardo incohaerente (m), comp. di in- "in-" e di cohaerens -entis  "coerente".

coerente agg. 1 composto di parti ben unite tra loro: roccia __ 2 che non presenta contraddizioni: comportamento , discorso __ / che agisce conformemente al proprio pensiero: persona __; essere __ con se stesso 3 (fis.) si dice di due fenomeno periodici, quando la loro differenza di fase è costante nel tempo: sorgenti di luci coerenti // Dal lat. cohaerente (m), part. pres. di cohaerere "essere unito, connesso".

coerenza s.f. 1 l'essere coerente: una persona di grande __; la __ di una teoria, di un enunciato / in logica matematica, proprietà di un sistema formale tale che non sia possibile derivare come teorema una contraddizione 2 (fis.) proprietà delle onde elettromagnetiche che hanno un rapporto costante tra le loro fasi 3 spec.pl. nel linguaggio notarile , confine di una proprietà immobilare // Dal lat. cohaerentia (m) deriv. di cohaerere "essere unito, connesso".

mercoledì 26 settembre 2007




Amsterdam domenica 16 settembre 2007 ore 00:03

Ancora qui. È come se non me ne fossi mai andato via. È come se questo anno fosse stato un sogno e ora mi fossi svegliato. Mi ricordo tutto, perfino i numeri del tram da prendere. È passato un anno in cui sono cambiato molto, credo che tutto sia iniziato proprio qui. Mi sembra di sentire tutto quello che pensavo di aver perso e invece era qui. Non per niente quando sono tornato a casa ho detto che lasciavo tanto qui, non era retorica era la verità e ora ne ho la prova.
In questi giorni sto mostrando a Davide la città, riscoprendo tutti i posti che avevo visto. Non mi dispiace, anzi, è bellissimo ripercorrere le mie orme. Sono qui sul letto della camera d'albergo che ascolto queste parola così azzeccate per questo momento...y cada noche vendrà una estrella a hacerme compania..
ore 15:39

Finalmente qualcosa di nuovo. Abbiamo affittato delle bici e siamo usciti dalla città lungo i canali, ritrovandoci tra i campi. Abbiamo attraversato un paio di villaggi, dei piccoli angolini di un'altra dimensione. con delle casette tanto piccole quanto belle e accoglienti. Ancora una volta mi sto perdendo qui, sta succedendo ancora questa cosa che mi viene voglia di trasferirmi qui. [...] 

Amsterdam lunedì 17 settembre 2007 ore 14:46

Oggi gita ad Harlem, cittadina a 15 minuti da Amsterdam. Quando siamo arrivati era vuota, negozi chiusi, poi dalle 12 si è ripopolata. La cattedrale protestante gotica è molto bella. Il centro storico è piccolo, in mezza giornata lo si vede tutto. Ieri sera siamo andati nella birreria in  cui l'anno scorso mi sono ubriacato, quest'anno al casino del karaoke si sono aggiunte un gruppo di quarantenni norvegesi, pazze furiose, hanno bevuto come delle spugne, ballato sui tavoli, una mi ha fatto il sunto della sua vita per due volte (forse voleva essere sicura di non aver tralasciato nulla), un'altra assomigliava alla baby Spice, l'altra a un uomo e poi c'era la lesbicona che si è presentata dicendomi "I'm a gay girl". Così stamattina mi sono svegliato con una nausea e un mal di testa terrificante, ho anche vomitato, nulla, visto che lo stomaco era vuoto, così tutto si è limitato a qualche verso. Credo si sia trattato di una sorta di crisi d'astinenza da caffeina, infatti con un the concentrato e aulin tutto è rientrato. Momenti elevati direi.
Un senso di te..eppure sentire...
.
Amsterdam mercoledì 19 settembre 2007 ore 9:10

Quasi alla fine. Ieri abbiamo visitato il Nemo center, una sorta di museo della scienza interattivo e multimediale, molto carino per certi versi, se non fosse per le orde di bambini olandesi urlanti da schiacciare come mosche. Siamo entrati con una pioggia battente e siamo usciti con un sole spiazzante, caldo e piacevole. Non riesco a concentrarmi su di me, sui miei pensieri, me ne rendo conto solo ora, e non mi piace questa cosa, anche se poi alla fine non è un male. Cosa mi manca davvero? Cosa vorrei davvero?  Cosa mi renderebbe davvero felice? Sono queste le domande a cui devo rispondere o anche le domande sono quelle sbagliate? Come dire che anche i presupposti sono quelli sbagliati, allora sono davvero indietro e di strada da fare ce n'è davvero molta. La verità è che ho solo paura di guardarmi dentro e ammettere una serie di cose. Dovrei iniziare proprio da qui allora.

...e se c'è un segreto è
fare tutto come se vedessi solo il sole


ore 16:39

Oggi ho visto posti che nella mia precedente visita non avevo fatto in tempo a vedere. L'orto botanico è bucolico (ma dai!), adatto per estraniarsi per un po', molto bella l'enorme serra con le specie equatoriali. Poi Heineken Experience, una specie di Willy Wonka della birra, molto carino, devo ammetterlo. In sostanza raccontano tutta la storia dell'azienda, come si fa la birra, ci sono un paio di postazioni multimediali, offrono 3 drink e un piccolo gadget. W l'alcool!

Ho ripreso in mano "Il mondo senza di me". E' fatto proprio per questo posto. E' suo. Ogni singola frase sembra pensata per me qui.


Aereoporto di Shipol giovedì 20 settembre 2007 ore 17:44

E' finito, mi sento svuotato e un po' apatico, credo sia colpa del tempo grigio e della pioggia della giornata. Come sempre subentra il mio bisogno di solitudine, così divento chiuso ed ermetico e gli altri -Davide in questo caso- ci vedono incazzatura, che in parte è vero, ma in parte perché quando sto così è meglio lasciarmi perdere perché se mi fa notare che sono "strano" allora mi incazzo perché stai toccando un momento mio, intimo, a cui nessuno ha il permesso di accedere. Lo so che ho un carattere di merda, in parte il mio silenzio in questi momenti serve proprio a preservare anche gli altri, perché lo so che poi passa. 
[...] ma poi c'è il lato di Joe che ha bisogno solo di se stesso, di risuonare nella testa solo la propria voce. E poi c'è l'addio ad Amsterdam, alla fine lo sapevo che ci sarei tornato, come adesso so che ci tornerò tra un bel po'. Questa città mi affascina sempre anche se è lontana dal mio essere "latino", o forse mi piace proprio per questo. Per essere così spregiudicata e tenera allo stesso tempo. Ti accoglie con il suo odore pungente che sa di mare, di canne e di fritto e poi ti culla con l'acqua dei canali, il cielo grande e i suoi colori che sanno di terra. Torno un po' così, con questi contrasti nel cuore, senza essermi riconciliato col mondo.




domenica 2 settembre 2007

Freak -Samuele Bersani-


Non mi ero accorto di quanto fosse vecchiotto questo disco, eppure ad ascoltarlo non sembra del 1994. A tratti suona come un disco degli anni 80 eppure ancora attuale sia per le soronità che per i temi trattati. E' il secondo disco di uno dei cantautori italiani che danno nuovo ossigeno alla cantautoralità in Italia ancora oggi. Possiamo trovare canzoni bellissime che parlano d'amore mai in maniera scontata sebbene amore vada di pari passo col dolore, come Spaccacuore, non risultano mai scontate se non addrittura ironiche come in Freak dove il sesso si fa al ritmo del bolero o come in La fine di una storia in cui si ironizza sui clichè che stanno dietro la fine di una relazione, disarmante la verità che c'è dietro ogni parola del testo.
Si mette subito in rilievo per i testi, elaborati, pieni di metafore più o meno ricercate, ma mai eccessivamente ermetiche, come Il leone e la gallina e Piccolo macellaio. Lampi rock appaiono in Cosa vuoi da me, cover di una canzone dei Waterboys, ma la sua anima resta romantica e come in Barcarola albanese, dove al di là di opinioni personali, ci mostra il punto di vista dei clandestini, con i loro sogni e illusioni di una "America" di plastica. Il disco si chiude con Restiamo ancora qui (2 anni fa...), dove tutto quanto detto prima si condensa e prende la forma di un "muro bianco su cui scrivere i propri nomi per rimanere eterni".

martedì 28 agosto 2007

Battere e levare -Francesco De Gregori-

Lo vedi tu com'è...
 bisogna fare e disfare.
Continuamente e malamente e con amore,
 battere e levare. 

Stasera guardo questa strada e non lo so
 dove mi tocca andare.
Lo vedi, siamo come cani
 senza collare. 

Lo vedi tu com'è...
 è prendere e lasciare.
Inutilmente e crudelmente e per amore, 
battere e levare. 

Ma non lo vedi come passa il tempo?
Come ci fa cambiare?
 E noi che siamo come cani 
senza padroni. 
So che tu lo sai perfettamente,
come ti devi comportare.
Abbiamo avuto tempo sufficiente per imparare.
E poi lo sai che non vuol dire niente dimenticare. 

E tu lo sai che io lo so e quello che non so
 lo so cantare.
Lo vedi tu com'è... 
come si deve fare. 

Precisamente e solamente,
 battere e levare.
Vedo cadere questa stella e non so più
 cosa desiderare.
Lo vedi, siamo come cani
di fronte al mare.
                                                                (Francesco De Gregori)

mercoledì 22 agosto 2007

Micro & Macro

Sempre chiuso qui in questa microcasa in questo micropaese, eppure faccio pensieri grandi, almeno a me sembrano grandi, magari agli occhi altrui sono micro pure loro. A cosa penso? Penso a come mi sento, a cosa cerco davvero intorno a me. Sono solo io oppure anche gli altri non sono mai fermi, sono sempre con un animo agitato, come i rami di un albero dal vento (non mi veniva metafora più originale)? Perchè devo essere sempre così tormentato dalla vita, spesso anche senza un motivo? Non posso fare come la maggior parte delle persone ch vivono ignare, non si chiedono mail il perchè delle cose e non si fanno mai domande su se stessi? Perchè perchè perchè? Troverò mai pace? Domande micro ma per me sono macro. Forse ha ragione la Cri quando dice che bisogna seppelire tutto e poi qualcosa accadrà, ma in fondo non ci crede nessuno.

martedì 21 agosto 2007

Guarda che luna -Petra Magoni & Ferruccio Spinetti-


Guarda che luna, guarda che mare, 
da questa notte senza te dovrò restare 
folle d'amore vorrei morire 
mentre la luna di lassù mi sta a guardare. 
Resta soltanto tutto il rimpianto 
perché ho peccato nel desiderarti tanto 
ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire 
guarda che luna, guarda che mare! 
Ma guarda che luna, guarda che mare, 
in questa notte senza te vorrei morire 
perché son solo a ricordare e vorrei poterti dire 
guarda che luna, guarda che mare! 
Guarda che luna, guarda che mare! Che luna!
                                                                
                                                                      (Fred Buscaglione) 

sabato 18 agosto 2007

Epicrisi

 Sono giorni in cui metto la mano sulla bocca come per soffocare cose che cercano di uscire, come un rapinatore la sua vittima. Non c'è però l'intenzione di privare la mia bocca della voce, ma è più un rimandare, che però non finisce mai, rimando quello che ho rimandato, Adesso basta però, mi prendo il mio tempo. Avrei bisogno di cento di questi momenti per poter dire tutto quello che ho in mente, così da dedicare a ogni singolo pensiero il giusto tempo, tutto quello che merita, invece mi devo accontentare. E' come essere assaliti da mille pensieri, però non avere il tempo di focalizzarne uno che subito ne nasce un altro, e poi un altro ancora e ancora...
Se poi aggiungiamo che sento forte forte la mancanza di alcune persone, ieri per esempio era il compleanno di una di loro, ma non c'è più nulla da festeggiare. Non esiste il contrario di festeggiare, bhe se ci fosse sarebbe come mi sento. Il tempo dovrebbe fare star meglio, cazzate, il tempo è solo un palliativo, per fortuna direi.
Ho iniziato a fare una lista mentale di cose da fare assolutamente, non c'è un termine però, ma prima le faccio meglio è. Son cose piccole e stupide, ma giuro che le faccio, ne sento un bisogno profondo.

martedì 31 luglio 2007

Biancaneve non la sopporto

Mi sembra di essere in un eremo in un bosco sui monti che vedo da qua con tutto questo legno che ho intorno. Mi aspetto di vedere un taglialegna alla mia porta o Biancaneve cercare riparo per la notte (col cazzo che glielo dò un letto, quella si fa ingravidare e mi sforna i sette nani!!).
E' bello finalmente decidere cosa mangiare, quanto mangiare, quando mangare e come mangiare, di che colore voglio il tappeto per il bagno. Non c'entra niente con il senso di libertà o altre menate del genere, è solo che ora sono un po' più mio. Qui "posso essere o non essere"...e poi mi sembra di avere il tetto di marzapane, mancano solo i canditi in cima e un po' di panna sui comignoli, che non vengano a rompermi le palle Hansel e Gretel, me li mangio io prima che loro rovinino la mia casetta.
Ora vado nel mio lettino, al caldo, sì al caldo, me ne fotto se fuori ci sono 30 gradi, io ho freddo! Quasi quasi mi faccio una cioccolata calda...

martedì 24 luglio 2007

Quella cosa che io chiamo Amore

C'è sempre quel qualcosa. Io lo chiamo Amore. E non mi chiedo mai perchè, il perchè è che c'è, punto. Non c'è altro che vorrei sapere, nè sentire. C'è solo che quando mi sveglio la mattina mi manca il fiato e soffoco le mie lacrime in fondo alla gola. Lo posso vedere nei miei occhi, quelli che io nascondo per non far svanire, come vapore, tutto quello che ho conquistato.
Come si fa a capire quando si fa abbastanza? Cos'è abbastanza? C'è una misura per l'amore, un metro di sentimenti o un peso per il cuore? Se si tratta di misurarlo così allora io forse non segnerei nulla, però c'è. E' perchè non si vede, ma io lo sento, ma non basta..non basta...ci sei?...non ti vedo..non basta...fai, agisci, muovi queste mani..basta?...non basta...cazzo...
E perchè mi si vuole far sentire tutta questa lancia che mi trafigge la gola e smorza ogni urlo? E la si muove in su e giù, per cercare il cuore, per squartarlo? Se non mi ami dimmelo, non punire il mio amore. Si può leggere nei miei occhi, sentire la mia voce, ma la mia anima si nasconde e ci si stanca di trovarla.
Leggo parole sulle pareti di questa stanza, che subito una lacrima cancella come la pioggia l'inchiosto, se penso, ma alla fine non penso più. Non c'è più nulla da pensare se non ci sei più. Non girare intorno per colpirmi alla fine, finisci se vuoi finirmi o amami se vuoi amarmi. Se c'è quella cosa che io chiamo Amore e se c'è...punto.

domenica 22 luglio 2007

Wild horses -Rolling Stones-


Childhood living is easy to do 
The things you wanted I bought them for you 
Graceless lady you know who I am 
You know I can't let you slide through my hands 
Wild horses couldn't drag me away 
Wild, wild horses, couldn't drag me away 
I watched you suffer a dull aching pain 
Now you decided to show me the same 
No sweeping exits or offstage lines 
Could make me feel bitter or treat you unkind 
Wild horses couldn't drag me away 
Wild, wild horses, couldn't drag me away 
I know I dreamed you a sin and a lie 
I have my freedom but I don't have much time 
Faith has been broken, tears must be cried 
Let's do some living after we die 
Wild horses couldn't drag me away 
Wild, wild horses, we'll ride them some day 
Wild horses couldn't drag me away 
Wild, wild horses, we'll ride them some day E' facile vivere l'infanzia
le cose che volevi le ho comprate per te
Ragazza sgraziata sai chi sono
Sai che non posso lasciarti scivolare dalla mia mano

                                                                                             (M.Jagger- K. Richards)
E' facile vivere l'infanzia
le cose che volevi le ho comprate per te
Ragazza sgraziata sai chi sono
Sai che non posso lasciarti scivolare dalla mia mano
Cavalli selvaggi non possono trascinarmi lontano
Selvaggi, cavalli selvaggi, non possono trascinarmi lontano 
Ti ho vista soffrire un tremendo dolore
Ora hai deciso di mostrarmi la stessa cosa
Nessuna circolare d'uscita o linea dietro le quinte
può lasciarmi un senso di amaro o trattarti malamente
Cavalli selvaggi non possono trascinarmi lontano
Selvaggi, cavalli selvaggi, non possono trascinarmi lontano
So che ti ho sognata, un peccato e una bugia
ho la mia libertà ma non ho molto tempo
La fede si é spezzata, lacrime devono essere piante
Viviamo un po di vita dopo che siamo morti
Cavalli selvaggi non possono trascinarmi lontano
Selvaggi, cavalli selvaggi, li cavalcheremo un giorno
Cavalli selvaggi non possono trascinarmi lontano
Selvaggi, cavalli selvaggi, li cavalcheremo un giorno