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martedì 30 gennaio 2007

Influenzando

L'influenza arriva. I nasi iniziano a smoccolare, le gole a bruciare, le teste a far male, le ascelle a sudare. Qualcuno dice: "almeno ti riposi". Ecco, mi devono spiegare come si fa a riposarsi con una temperatura che si avvicina a quella che c'è nel giorno marziano? Come fai a riposarti con le ossa che fanno male come dopo un incontro di boxe? Come fai a riposare quando di notte hai il naso intasato dal muco e per respirare devi usare le branchie? Chi mi dice come fa a riposarsi?!
Ora che la temperatura è a livelli più che accettabili sto cercando di pianificare i prossimi giorni: bacinella per il vomito, tachipirina (rigorosamente in compresse), coperte pluristratificate, bottiglie d'acqua, valanghe di fazzoletti di carta per tamponare lo tsunami mucoso dal naso e l'antidiarroico (per evitare spiacevoli sorprese).
Così dopo quattro giorni di febbre delirante, mal di testa indicibili, nausee che le gravide si sognano, malesseri che non sapevi nemmno potessero esistere e un alito da discarica abusiva di Napoli ti alzi come Lazzaro e ti dici "minchia che vacanza da sballo!. Sapete che faccio, il prossimo anno fotto voi e il virus, mi vaccino, così me ne vado in vacanza a riposarmi, testine!

domenica 14 gennaio 2007

Scazzo

C'è stato un periodo di vuoto interno, no, non blocco, ma proprio vuoto, come se io fossi un contenitore senza nulla da contenere. Ho cercato più volte qualcosa da dire o scrivere, ma niente. Mi sono chiesto se non avessi più nulla da dire, sarebbe triste se fosse così. Credo solo che sia un momento di distrazione (troppe cose da fare, pensare, decidere, organizzzare), io che non riesco nemmmeno a programmare quando andare a fare la pipì. Così i miei neuroni sono occupati a pensare a cose più reali e meno astratte. Mi soffermo meno sulle piccole cose che un tempo mi facevano stare bene, come un pensiero da cui poi nasceva un racconto, un paesaggio che mi faceva pensare, o ancora un gesto o una parola detta da chi volevo bene. Forse sono venute meno le emozioni, da cui parte tutto, le ho messe via, come si fa con le cose che per ora non servono e che potrebbero tornare utili in futuro. E' triste tutto questo. Io non sono l'automa di questo periodo, io guardo un tramonto e mi commuovo, ascolto una canzone e mi emoziono, guardo negli occhi per parlare.

Rimane questo stato di scazzo, spero passi, anche perchè io non so davvero come fare per uscirne. Mi sento molto in balia di tutto e di tutti e che basterebbe un niente per spezzare un equilibrio interno così fragile e instabile. Forse dovrei solo cercare di riprendermi dei miei momenti, dei miei spazi, ma non è facile, per niente. Perchè deve essere tutto ancora più difficile quando lo è di già?

giovedì 4 gennaio 2007

Mentre fuori la pioggia


Edo apre gli occhi, intravede il soffitto attraverso le palpebre semiaperte. Non è il suo soffitto, non è la sua camera, non è il suo letto. Dov'è? Ah già, è a casa di Claudia. Dopo tre settimane quella è stata la prima volta che si è fermato da lei per la notte. Si gira, ma Claudia non c'è nel letto. Che ore saranno? Non ha ancora la forza per guardare fuori, a guidicare dalla scarsa luce di aprile che entra dalla finestra potrebbero essere le sette. Lui e Claudia si sono visti quasi tutti i giorni da quando Federico gliel'ha presentata. Non sa se chiamarlo colpo di fulmine, in realtà non hanno mai parlato di quella che è per ora una storia a tutti gli effetti, non si sono mai fermati per dirsi stiamo insieme o non stiamo insieme. E' nato tutto in modo molto naturale, le chiacchiere a quella festa noiosa e troppo snob per loro che trasudano semplicità e voglia di divertirsi. Claudia, più di lui, è quel tipo di persona che anche da seria parla di felicità, lo dice con gli occhi, troppo grandi per cogliersi con un solo sguardo. Hanno chiacchierato tutta la serata in disparte su un divanetto, sempre più vicini, magari anche un po' brilli per qualche bicchiere di champagne di troppo, con gli sguardi maliziosi di Federico che non perdeva occasione per fare facce buffe da lontano di tanto in tanto. Chissà se Claudia se n'è accorta.
E poi lo scambio dei numeri di telefono, quasi fosse scontato. Con le altre donne tutto era nato dal sesso e magari ci si era frequentati per qualche settimana, sane scopate, un po' di affetto, qualche regalo imprevisto e tutto andava bene per un po'. A Claudia non aveva fatto nessun regalo ed erano finiti a letto alla seconda uscita, dopo un film al cinema, difficile da credere, ma quando l'aveva invitata da lui non l'aveva fatto con quell'intento. Tutto era davvero naturale. E ora era lì che si chiedeva dove fosse finita, sentiva dell'acqua scorrere, forse era sotto la doccia. Forse stava preparando la colazione. Non gli era mai successa una cosa dal genere, era sempre stato più preoccupato a trovare un modo per trascinare le sue relazioni il più possibile, per poter avere sempre qualcuno vicino, non tanto per amore o affetto, ma più per una pura paura di rimanere solo, egoismo vero. Ora invece la sua priorità era far sentire a Claudia che c'era sempre, lei che non gli aveva mai chiesto nulla, che non parlava mai di famiglia, figli, matrimonio, di "per sempre", di "mai", di noi. Sembrava che loro ci fossero sempre stati, come se quella situazione fosse stata la normalità di sempre, non c'erano aspettative perchè quel che importava era l'adesso. Era bello vedere nascere questa cosa che lo faceva sentire bene in un modo che non aveva mai provato, si sorprendeva perchè era lo stesso Edo eppure sapeva che non sarebbe più stato lo stesso. 
Claudia entrò di soppiatto in camera con due tazzine del caffè, quando vide che Edo era sveglio abbozzò un sorriso stropicciato come i suoi occhi che tradivano ancora un po' di sonno. Appoggiò le tazzine sul comodino e si mise a sedere sul letto.
<<finalmente ti sei svegliato , sono le undici>>
<<come le undici, sembra mattina presto..che palle..volevo portarti al lago a pranzo>>
<<non importa...>> quelle ultime parole sottointendevano che non importava se non andavano al lago, che stava bene anche lì con lui. Le bastava quel momento, non poteva desiderare di più, almeno questo pensò Edo.
<<Cla, sei felice?>>
Claudia spalancò gli occhi, non si aspettava quella domanda, così a bruciapelo.
<<no, cioè in generale no, ci sono un sacco di piccole cose che non vanno come vorrei, anche se so che in generale sono molto più fortunata rispetto ad altre persone>>
<<e l'avermi conosciuto come lo consideri?>>
<<per ora non mi faccio domande, è prematuro, se ci penso però mi dico che è strano, nel senso che ti sto vivendo alla giornata, ci stiamo conoscendo>>
<<anche per me è strano, sai io sono famoso per essere uno sciupafemmine..>>
<<in effetti hai la faccia da schiaf...>>
Edo le lanciò il cuscino in faccia
<<è la prima volta nella mia vita che penso di essermi innamorato>>..il sorriso di claudia si trasformò in una espressione tra il serio e il preoccupato.
<<mi spaventi un po', come fai a dire una cosa del genere se non l'hai mai provata?>>
<<è una cosa nuova, con te non ho mai desiderato altre donne, non ho mai pensato di lasciarti, forse anche perchè tu non hai fatto domande...sei diversa dalle altre..mi viene naturale amarti>>
Gli occhi di Claudia iniziarono a brillare
<<mi piace la tua semplicità, eppure sento che hai tante cose che devo ancora scoprire, ti immagino come quello che non sono io. Claudia ti amo>>
<<non gridarlo, potresti pentirti tra dieci minuti...>>
<<piantala..anche se così fosse sarò felice di averti amato anche solo per dieci minuti..>>
<<in queste tre settimane non ne abbiamo mai parlato, perchè proprio ora?>>
<<perchè quando poco fa mi sono svegliato mi sono sentito felice e sentirti dire che in qualche modo lo sei anche tu con me conferma i miei sentimenti>>
Si baciarono e fecero l'amore mentre fuori la pioggia iniziò a cadere prepotentemente. L'amore brillava attraverso i loro occhi, era in ogni battito, in ogni sguardo, in ogni respiro, in ogni gesto, in ogni cosa che solo loro due potevano vedere e comprendere. Non sapevano se per mai o per sempre, sapevano che era in quel momento e questo bastava per poter essere felici.