Ci sono momenti in cui entro in apnea, smetto di respirare, smorzato da pensieri che mi arrivano come lampi, che non mi piacciono, perchè rannuvolano la mia mente. E' come nuotare sotto una lastra di ghiaccio senza riuscire a trovare un punto in cui tornare a prendere fiato. A volte si ha bisogno di un po' di ossigeno, magari una bombola e una mascherina aiutano. Sarà l'irrequietezza che mi contraddistingue, che mi costringe, sempre e comunque, a pensare e riflettere per trarre da quello che mi svolazza intorno un messaggio, un senso. Come quando da bambino cercavo di dare un significato alla forma delle nuvole. Immagino i miei occhi a palla fissi su quelle masse informi di ovatta, immagino il riflesso che dovevano dare.
La verità è che parliamo una lingua i cui simboli sono noti solo a noi, è inutile arrabbiarsi se gli altri non capiscono. Ognuno è un linguaggio nella lingua. E spesso è proprio per questo nostro non capire, e ancora più spesso fraintendere, che ci feriamo, e quelle che attribuiamo agli altri, sono ferite autoinferte. Indi, è tutta colpa mia. Fine delle trasmissioni. Torno a soffocare.