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domenica 28 ottobre 2007

Intolleranza ai latticini o latticini intolleranti?

Ho trovato in rete questo intervento. L'ho trovato divertentissimo da un lato e disarmante (da incazzarsi) dall'altra. A voi ogni commento. 

Sabato scorso Insy, già “La più checca di Roma”, già “Diva del cazzo”, “Già gatta con il culo di piombo” è stata insignita nella Capitale morale d’Italia di un nuovo prestigiosissimo pseudonimo che, per i cultori dei film de Er’Monnezza non suonerà certo come particolarmente originale ma il contesto in cui mi è stato assegnato lo è davvero.
Da oggi, infatti, oltre ai suddetti titoli si aggiunge anche quello di Ricchione. Ho già contattato l’alto ufficio di araldica nobiliare e dicono che in effetti, con una sfilza di attributi del genere posso aspirare direttamente al rango di Arciduca in più, se entro la fine dell’anno me ne affibbiano un altro passo di diritto a Valletto Reale.
Insomma sabato dopo aver visto un'interminabile mostra di La Sciapel al Palazzo Reale di Milano (un presagio forse?) decidiamo di andare a mangiare qualcosa da Obika, un mozzarellaro al settimo piano della Rinascente, davanti il Duomo di Milano. L’ascensore sembrava un interregionale delle Ferrovie dello Stato dal momento che ha fatto soste di almeno 5 minuti ad ogni piano con tanto di bibitaro abusivo che entrava per vendere beni di conforto e il controllore che ci ha chiesto 2 volte di vedere il biglietto. Dopo 20 minuti arriviamo all’ultimo piano e, stremati, ci dirigiamo al ristorante.
Ordiniamo da mangiare una quantità di mozzarella tale che le mucche che ne hanno prodotto il latte adesso sono ricoverate in psichiatria bovina e ne avranno per almeno 3 settimane.
Arriva il conto e uno dei mie amici spulcia lo scontrino, poi, con molta eleganza (lui è del nord, io al posto suo avrei dato fuoco al locale) ce lo mostra e dice “leggete cosa hanno scritto in fondo”. Leggiamo. “per i RICCHIONI”. Ci guardiamo in giro e cerchiamo di capire chi siano questi “ricchioni” poi, ci arrendiamo all’evidenza: siamo noi!!
Io inizio a sentire l’odore del sangue che spargerò e mi eccito come un pitbul pronto a scendere in un’arena di lotte clandestine tra cani.
Chiamiamo un cameriere e gli chiediamo di mandarci il responsabile. A questa richiesta, il cameriere (non quello che ci aveva servito) subodora il pericolo come le gazzelle braccate dalle leonesse nella savana e sbianca. Poco dopo arriva la responsabile che, letto lo scontrino diventa all’istante una statua di sale. Andiamo allora dal direttore responsabile che ha già sfoderato la shinai con la quale è pronto a fare harakiri. Viene da noi con il volto pallido come un cencio lavato e io, per metterlo a suo agio, mi presento: “salve, sono uno dei 4 ricchioni”. E’ mortificato e si scusa moltissimo promettendoci che la cosa non passerà impunita. Io giustamente risentito chiedo di parlare con “questa cima di cameriere”. Ci porta da lui. E’ per momenti del genere che la vita vale la pena di essere vissuta. “Sei tu che hai scritto ricchioni sullo scontrino?”. Lui spera che un terremoto del settimo grado della scala ricter faccia crollare il piano, la Rinascente, il palazzo, la piazza e, per sicurezza il Duomo appresso a tutto. “Si, scusa, non volevo”. No, fammi capire: stavi scrivendo “caffè macchiato” quando lo spirito di Tomas Milian si è impossessato di te e, involontariamente, ti sei trovato ad aggiungere il simpatico epiteto?
Io incalzo come la Meggillis in “Sotto Accusa”: “qualcuno di noi ti ha toccato il culo mentre servivi?” (io elegante come sempre…) “No”, risponde. “Qualcuno di noi ti ha fatto delle proposte o ti ha chiesto di andare a letto con te” (anche se forse un pensierino ce lo avevamo fatto). “No, mi dispiace”. Imperverso come una professoressa davanti ad uno studente impreparato. “Lo sai quanti ricchioni servi ogni giorno?”. “No” (ma rispondi pure? Era una domanda retorica!). “ora tu non ti preoccupare perché ci faremo risentire tramite i nostri avvocati” (giuro, io sogno di dire questa frase da quando seguivo Dainasti alle elementari).
Salutiamo cordialmente il direttore e lo invito la prossima volta a scegliere dei collaboratori un po’ più svegli. La questione infatti non è tanto quello che il cameriere possa pensare o dire sghignazzando con i colleghi in cucina mentre tagliano mozzarelle che vendono a al prezzo di collane di Bulgari (io dico cose ben peggiori e molto meno politicallli correct) ma è la leggerezza di averlo scritto che va punita. Per questo, l’idea di pagare il conto non ci ha neppure sfiorato. Non vedo perchè i soldi di 4 ricchioni avrebbero, anche solo in parte, dovuto pagare lo stipendio di uno che ci ha insultato.

mercoledì 24 ottobre 2007

Autumn -Paolo Nutini-


Autumn leaves under frozen soules,
Hungry hands turning soft and old,
My hero cried as we stood out their in the cold,
Like these autumn leaves I don't have nothing to hold.
Handsome smiles wearing handsome shoes,
Too young to say, though I swear he knew,
And i hear him singing while he sits there in his chair,
Now these autumn leaves float around everywhere.
And I look at you, and I see me,
Making noise so restlessly,
But now it's quiet and I can hear you saying,
'My little fish dont cry, my little fish dont cry.'
Autumn leaves how faded now,
that smile that i've lost, well i've found some how,
Because you still live on in my fathers eyes,
These autumn leaves, oh these autumn leaves,
oh these autumn leaves are yours tonight.
                                                                                             (Paolo Nutini)

Foglie d'autunno sotto anime raggelate
mani affamate che diventano morbide e vecchiie,
il mio eroe piangeva quando noi stavamo fuori al freddo,
come queste foglie d'autunno, non ho nulla a cui attaccarmi
bei sorrisi che indossano belle scarpe,
troppo giovane, direi, anke se ci giurerei ke lo sapeva,
e l'ho sentito cantare mentre sedeva sulla sua poltrona,
adesso tutte queste foglie d'autunno volano, vagano ovunque.
e guardo te e vedo me
rumoreggiando senza sosta,
ma ora tutto tace e riesco a sentirti dire,
pesciolino mio non piangere, pesciolino mio non piangere
le foglie d'autunno sono svanite ora,
quel sorriso che ho perso, bhe lo ritroverò in qualche modo
perchè tu vivi ancora negli occhi di mio padre
queste foglie d'autunno, oh queste foglie d'autunno
queste foglie d'autunno sono tue stanotte.

lunedì 22 ottobre 2007

Mi manca e l’autunno è arrivato

Mi sono svegliato senza troppe storie -che strano- e, come al solito, ho acceso il lettore mp3 collegato alle casse ed è partita una canzone che mi ha scaraventato indietro, forse anche un po' giù. Ho sentito il cuore fermarsi per un attimo, solo uno, ma lungo. Mi sono bloccato lì davanti alle casse e ho rivisto i suoi occhi, sentito le sue mani, la sua voce. Ancora mi manca -ma smetterà mai?-, tanto. 
Mi sono guardato intorno, un posto in cui non avrei mai immaginato di essere, approverebbe le mie scelte? Forse tutto sarebbe stato diverso, non sarei qui, o forse sì, ma ne avrei una consapevolezza diversa, avrei un senso diverso delle cose. Sarà sciocco, infantile, ma credo che dietro alle mie scelte ci sia sempre lei, io penso sempre "lei cosa mi direbbe?", non perchè prima facessi cosa mi diceva, ma so che le sue parole spesso mi hanno aiutato a dare forza alle mie scelte, approvandole a volte o disapprovandole altre permettendomi di decidere perchè io fossi davvero felice.
Mi sono reso conto che è inverno. E' arrivato l'inverno in un giorno solo, così tutto di botto. Fa freddissimo. Ho i brividi. Vince un egoismo che vorrebbe delle cose ora, che fossero così come dico io e basta, solo per me. Ripenso a quella sera al cinema, alle mani strette tra di loro, alle lacrime, alla musica criticata ma mai disprezzata, al sentirsi vicini vicini come se fossimo la stessa persona, più di una madre col proprio figlio, più di tutto. Mi manca, senza retorica nè bugie, solo così come lo dico. E fa male scoprire ogni giorno qualcosa di me che mi fa assomigliare sempre di più a lei, nello sguardo, nei gesti, nelle parole, nei sorrisi e nelle lacrime. Mi manca per come eravamo lo specchio l'uno dell'altra. Più di tutto, più di me, più della coperta per scaldarmi in questo freddo bastardo che è arrivato senza avvisare, più del sole, più del mare, più del tutto. Mi manca.

lunedì 15 ottobre 2007

Quelli che i sogni di notte li fanno strani

E' un periodo di limbo -non la danza- in cui tutto mi sembra sempre uguale a se stesso. L'altra notte ho sognato il mare, era notte, però si vedeva bene, non so dire se c'erano le stelle, mi ricordo solo le onde...a thousand waves..a million waves. E mi ricordo anche che avevo arredato un angolo di spiaggia con dei miei oggetti personali. A posteriori posso dire che mi era sembrato quasi un esilio, ma nel sogno io vivevo quella situazione come una soluzione temporanea. Ero lì con gli occhiali da sole in testa di notte -tamarro- e una specie di sdraio, mancava solo il cocktail con l'ombrellino. Però non ero davvero felice, aspettavo qualcosa, come adesso, ma cosa?
Anche oggi, alla vigilia di un esame importante, sono qui che cazzeggio, ma in realtà rifletto, penso molto, cerco di concentrarmi sui piccoli riti da fare prima dell'esame: il bagno rilassante, lettura di un minuto di tutti gli appunti come ansiolitico e tisana -che tanto qui dai miei non c'è-.

lunedì 1 ottobre 2007

L’ombra del vento - Carlo Ruiz Zafon-



Non amo molto i best sellers, quei libri che tutti leggono perchè fa figo farlo, le volte che cedo ne resto sempre deluso, questa volta però no. L'ombra del vento mi ha lasciato incollato alle sue pagine per sei giorni, non vedevo l'ora di arrivare alla fine e al tempo stesso avrei voluto non finisse mai.  E' la storia di un ragazzo, Daniel, di un libro e dei misteri che esso nasconde e parla di una Spagna lontana nel tempo, ma che al tempo stesso è molto vicina. La vita di Daniel si intreccia con quella dell'autore del libro, fino a quasi confondersi con essa, l'intreccio è incredibile, pieno di amore, di paura (ho avuto i brividi leggendo alcune pagine), di nostalgia e di azione. Nonostante l'intreccio laborioso trovo che sia anche di una semplicità estrema, ci sono immagini bellissime, semplici, ma belle. Non manca nulla. Sicuramente da leggere. (5/5 stelle)