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mercoledì 23 dicembre 2009

Letterina a Babbo Natale

Caro Babbo Natale,
è da tanto che non ci sentiamo, forse non ti ho nemmeno mai scritto, ma tanto tu sei buono e mi perdonerai, anche perché non ti ho mai chiesto cose enormi. Anche quest anno non ho grossi desideri, ma solo tante speranze. La prima è che quelli del Grande Fratello spariscano in fretta perché mi creano solo tanta confusione, alla fine non capisco chi è donna, chi è uomo e chi trans.
Se puoi potresti far sciogliere presto la neve che mi ha ucciso tutte le piante dell’orto? Non sono arrabbiato, è solo che mi è costato tanto sudore, anche a Davide (che se non lo cito si arrabbia), e mi spiace vedere i finocchi -le verdure- mezzi morti. Non è che potresti far durare l’inverno un giorno solo, magari fai scendere una bella nevicata solo in quel giorno e poi parti subito con l’estate, te ne sarei davvero grato. Se poi ti senti più buono del solito fai in modo da non far creare il traffico, se ti può essere d’aiuto potrebbe essere sufficiente togliere la patente agli idioti.
L’altra cosa che vorrei chiederti è quella, se puoi, di far capire a chi voglio bene che gliene voglio davvero e che mi spiace se in questo periodo è sempre un po’ nervosa e scontrosa, che forse se parlasse di ciò che la fa stare male magari, dico magari, potrebbe andare meglio. Che partire in quarta non serve a nulla, che pensare già di non sopportare qualcuno nemmeno (e lei lo ha visto fare agli altri). Magari dalle la felicità che merita, così magari la smette di maltrattarmi. Falle capire che arrabbiarsi con chi le vuole bene non serve se non rovinare i rapporti.
infine, scusa se te lo dico, ma potresti cambiare il tuo abito da lavoro, quest anno va il viola, quindi metti via quello rosso, e vai da D&G a comprare il costumino, sono convinto che se non hanno la tua taglia te lo fanno su misura.
Con affetto 
Giorgio
PS: non mi sembra di averti chiesto tanto, anche perché per anni ti ho chiesto il cane, alla fine ci ho pensato da me, quindi vedi di darti da fare questa volta.



martedì 22 dicembre 2009

Bianco


Potrei iniziare dicendo che odio la neve, ma non mi farò prendere da questo sentimento che fa solo male al fegato in quanto organo detossificante. Sarebbe troppo facile parlare di quanto snervante sia il traffico generato dalla neve, dalla follia che prende gli automobilisti, di quante volte mi chiedo se è il cervello che si spegne mandato in tilt dal gelo o è più un effetto collaterale della polvere bianca. Potrei parlare di come è bello spalare la neve per liberare l’auto o dei pantaloni e dei calzini inzuppati nel momento stesso in cui esci di casa o ancora del mio orto sepolto dalla valanga. Potrei parlare di questo e molto altro, lanciando maledizioni e prenotando un volo per il Sudafrica per rimanerci fino alla fine di questo inverno di merda, ma non lo farò, no. Troppo facile.
Vorrei invece parlare di quello che tutto questo bianco accecante mi fa venire in mente, parlerò del bianco, delle vacanze estive tra case di mura di tufo dipinte con quella vernice bianca che se ti appoggi lascia il segno. Mi ricordo mia nonna che mi chiamava “Gioooooooooooorg.....!!!” perché io giocavo perso nei vicoli di quella cittadina del Sud come un cane randagio. Il bianco delle lenzuola stese al balcone di quella stessa casa che aveva due entrate e per andare a letto dovevi uscire fuori. 
Ricordo il bianco dei soffioni d’estate nei campi, alla voglia irrefrenabile di dover spargere quel bianco con un soffio per vedere fin quanto lontano poteva arrivare. O il bianco dei quaderni riempiti a scuola, com la testa di lato poggiata su un braccio, con gli occhi quasi appiccicati al foglio rivolti al soffitto per trovare il pensierino più originale. 
E poi ancora il bianco di certe onde al mare che si confondevano con le nuvole e di quanto mi piaceva quel vento. Quanto tempo passato in acqua ad aspettare l’onda più alta da saltare fino a quando mia madre non urlava “Giooooooorg...!” perchè le dita non erano ormai rugose e viola, ma questo questo è un altro colore.

martedì 8 dicembre 2009

Movimenti tellurici

È da qualche giorno che avverto un movimento intestinale che sale fino al cuore. Non è dissenteria, la riconoscerei. Si tratta di quella cosa che sento quando so che devo buttare fuori qualcosa, e ancora una volta vi assicuro che non è quella cosa lì. Mi verrebbe da dire che è più qualcosa di buono, ma potrei essere frainteso.
Sarà che sto vivendo uno dei momenti che amo di più, scrivere, ascoltando musica, e sorseggiando del the, prendendomi il tempo, lasciando spazio e tempo ai pensieri per venire a galla. La trovo una sensazione bellissima ed è ancora più intensa proprio perché era tanto che non succedeva. Come un bacio dato alla persona amata dopo tanto tempo e che sembra sempre più bello.
Oggi mio papà ha montato un tavolo e la scrivania, domani appenderò alcune stampe, la casa prende forma, sento forte la sensazione di vedere spuntare le radici dai piedi e mi prende un po’ di angoscia.
Penso “chi l’avrebbe mai detto”, a come vorrei poterlo raccontare, poter avere la possibilità di condividere questa felicità con lei. È a questo punto che mi sento solo e mi soffoco la lacrimuccia, che poi dicono che piango sempre, ma non è vero. Solo ogni tanto. Chissà che il movimento tellurico non fosse solo la lacrimuccia, allora mi chiedo perché non è uscita prima anziché fare tutto questo casino?!