Visualizzazioni totali

sabato 26 marzo 2011

Le cose che ho sempre avuto

L’altra sera sono uscito con una persona che non vedevo da tantissimo tempo. Lei è una persona tanto simile a me, che ho sentito vicina a me quando ancora sapevamo così poco l’uno dell’altra. Credo che succeda con poche persone di sentire un legame così viscerale e intimo, una fiducia cieca. Per un po’ ci siamo persi, per vari motivi personali e di vita, forse anche per pigrizia. L’altro giorno ci siamo detti “oh, ma organizziamoci, facciamo delle cose insieme”. 
Siamo usciti alle 19 di sera, abbiamo parlato, parlato, parlato, di cose serie e meno serie, abbiamo riso, ci siamo raccontati le cose che ci siamo persi dell’altro. Quando è arrivata l’ora di andare ho guardato l’ora, erano le 23 passate. Non ce ne siamo resi assolutamente conto. A me sembrava di essere lì da un paio d’ore. Sto godendo ancora adesso per questa cosa e mi sono ripromesso di non perderci più così, perchè è sciocco, perchè non voglio perdermi le cose importanti, perchè è preziosa. Pensavo che le cose cambiano, evolvono, invece certe cose non cambiano mai, ed è bello sia così.
Non è un discorso del tipo “e-poi-chissà-se-domani-ci-siamo-ancora”, ma più legato alla qualità della vita, al voler godere delle cose che ci fanno bene, del poter scambiare affetto, calore, condividere noi stessi con chi ci ama. Sono scuse che non servono a nessuno quando diciamo che non abbiamo tempo, che il lavoro ti prende, che non abbiamo tempo, che magari la settimana prossima. Cazzate.
Devo riprendermi le cose che ho sempre avuto, che sono sempre state davanti ai miei occhi.

domenica 20 marzo 2011

L’ultimo giorno d’inverno -Niccolò Agliardi-



L’ultimo giorno d’inverno non sarò qui, dove sono ora.
Perché non farà così freddo fuori, come fa adesso.
E non sarò da solo a casa ad aspettare che passi l’inverno.
Io non lo so se sarò con te, è più probabile che anche tu sia altrove.
E se ci sarà qualcosa che mi infastidirà, perché mi conosco, e ci sarà;
è che tu non ti sarai nemmeno accorta dei viali di Milano che saranno diventati rosa e bianchi ai lati.
Perché ancora ci si ostina a credere che Milano è una città dove mancano i colori; ma io ti assicuro che l’ultimo giorno d’inverno i bastioni, per chi si potrà permettere il lusso di guardare non solo avanti, ma anche di fianco, saranno uno spettacolo di pura e concreta bellezza.
Chissà se ti ricorderai anche tu di alzare lo sguardo. L’ultimo giorno di inverno.
Perchè gli alberi in fiore della salita a porta Venezia bisognerebbe che tutti, almeno una volta ci si fermasse a osservarli.
Io avrò le mie nuove canzoni pronte per non essere più soltanto nostre. E so che con un po’ di imbarazzo, di qualcuna, ancora rivendicherai la storia e l’inizio. Delle altre non ti curerai più. E tu finirai sulle riviste colorate.
E io farò brutta figura col mio vicino di posto, poco dopo il decollo, in aereo.
Perché per sapere qualcosa di te, avrò sbirciato tra le pagine dei suoi giornali.
Di me penserà soltanto che sono un cafone; non che ho aspettato che finisse l’inverno.

Però davvero poi basta; me lo prometto. Saranno passati così tanti giorni dal momento in cui ti sto scrivendo, che aver bisogno di parlare ancora di te, senza parlare con te sarà solo una stucchevole deriva criminale. E io forse, se sarò bravo, se riuscirò a ricordare a me stesso che non necessariamente saremo meglio o peggio di quello che siamo oggi;mi fermerò prima di quello strazio che ancora mi sfonda il cuore.

Ho capito che ci portiamo dentro chi non siamo riusciti ad avere accanto, ma questo non potrà essere più un motivo per sentire sempre lo stesso giro infinito di parole. Sempre lo stesso giro infinito.

Non avremo colpe, ne io né te. L’ultimo giorno d’inverno.

Sai che avrò imparato a vestirmi meglio. Ma quello, un po’ lo faccio già da ora. Se posso avere un’ attenuante è che i maglioni pesanti, a me non stanno molto bene.
L’ultimo giorno d’inverno avrò una giacca leggera ed elegante. Per le scarpe, vediamo.

Prenderò dimestichezza con le mie nuove occasioni e anche con nuove posizioni sulla chitarra.
Mi serviranno a gettare al mondo le mie parole quelle che non suoneranno più così inopportune e a non cominciare e a non finire tutto nello stesso modo.

L’ultimo giorno d’inverno.

lunedì 7 marzo 2011

Ba-cio Ba-cio Ba-cio

Oggi ho passato il pomeriggio su youtube, ho iniziato con guardare i flashmob, che per chi non lo sapesse sono dai balletti fatti in zone famose delle città che coinvolgono gente comune che o si mettono a ballare o si immobilizzano o ancora fanno solo casino, spesso sono solo accozzaglie di persone che si muovono in modo del tutto scordinato, pochi sono fatti davvero bene. Poi non so con quale strano link sono finito a guardare le cose più strane fatte ai matrimoni: matrimoni rovinati, balletti degli sposi, scherzi degli amici, spose incazzate ecc. Poi mi sono visto dall’entrata in chiesa al viaggio di nozze qualsiasi video che per qualche motivo avesse come link la parola “matrimonio”, ebbene mi sono reso conto di una cosa: il momento che mi commuove sempre anche quando dovrebbe fare ridere e il primo ingresso degli sposi nel luogo scelto per il ricevimento. Il primo ballo, che, chissà perchè è sempre un lento, e il primo “ba-cio ba-cio ba-cio” mi commuovono, lacrimoni mi hanno solcato il viso. 
Secondo voi rasento la patologia psichiatrica?
Qui sotto potete vedere quello che mi ha fatto ridere/commuovere di più.