“ Sono una persona strutturalmente votata all’infelicità ”
Questo mi ha scritto un mio amico. Si può davvero essere così portati verso l’infelicità? Allora io mi domando, si può essere votati alla felicità? Cosa vuol dire essere felici? Non avere problemi? Essere soddisfatti? Di cosa poi? Ho provato a pensarci a lungo.
Io non l'ho mica capito cosa vuol dire essere felici. Riesco meglio ad identificare l’infelicità con la tristezza per i motivi più disparati, ma la felicità faccio davvero fatica a capirla. Forse perchè è sfuggente come sentimento, dura un attimo e poi basta. Rimane una coda di quel attimo, ma resta difficile da cogliere ancora, invece quando si è tristi e infelici si raggiunge uno stato più costante di quel sentimento. E' difficile scrollarsela di dosso. Allora come si può essere sempre felici? Secondo me dipende da altro. Da noi prima di tutto, dalla nostra predisposizione d’animo ad essere felici, a cogliere anche nelle piccole cose grandi spunti di felicità . E poi dipende da quello che ci accadde intorno.
Nella vita secondo me ci vuole culo, è un grande determinante di felicità, non intenso come parte del corpo ovviamente. Ci sono persone che beccano tutte le botte di culo e tu pensi, un po' invidioso, "come vorrei successe a me, sarei felice di questa cosa". Non credo ci sia una forza che guidi questo, si tratta di culo, non ce n’è. Poi è anche vero che se noi siamo sempre lì col muso e che sbuffiamo e vediamo il marcio ovunque, bhe allora cerchiamo l’infelicità in qualche modo, ce la tiriamo addosso. Diventiamo calamite di negatività.
Eppure la frase del mio amico mi ha colpito, mi ci ritrovo. Mi fa venire in mente uno degli ideali del Romanticismo e subito dopo dei “poeti maledetti”, i Baudelairiani. Persone sempre insoddisfatte, infelici, alla ricerca di qualcosa che non trovano mai, un po’ loro in questa insoddisfazione si crogiolano nello "spleen", il disagio esistenziale. È un discorso difficile e c’è il rischio di cadere nella retorica , che è sempre dietro l’angolo in questi casi. Difficile fare un’analisi precisa, non mi sento in grado. Posso solo dire al mio amico che anche io mi sento votato all’infelicità, però ci sono stati e ci sono momenti indimenticabili che hanno dato un senso a ogni cosa e rinnovano una sorta di patto fatto con me stesso, che ha reso possibile il poter dire che, a modo mio, sono felice anch’io.
Il patto è quello di fare le cose ci fanno stare bene. Spesso sono cose piccole e insignificanti e diverse per ognuno di noi. Ognuno deve trovare i propri motivi. Non ho regole, non ho ricette. A me per esempio fa stare bene scrivere o ascoltare la musica, guardare il mare e respirare il suo profumo, vedere un seme che ho piantato spuntare dalla terra. Ogni volta mi sorprendo e mi dico “però, che bello questo attimo, sto bene e vorrei fosse così per sempre”. Ma “per sempre” non esiste e allora mi basta quello che viene e i miei motivi sono lì davanti a me a dirmi che se riesco a cogliere la bellezza del mare o di una parola che ho scritto un po’ di quella felicità è dentro di me. Non so se vale così per tutti, non lo so amico mio. Non sai quel che farei qualsiasi cosa perchè tu sia felice (cit.)
Non concentrarti su quello che non va, per quello c’è sempre tempo. Perchè perdere tempo in questa ricerca dell’inculata? Le cose brutte quando arrivano si affrontano, goditi quello che hai, realizza i tuoi motivi. Sarà come una matrioska, scoperto uno ne troverai altri 100. Prova a cercare i tuoi motivi, sono sicuro che ne hai ed è questo che per me vuol dire vivere davvero ed essere felici, e troverai la tua "piccola poesia".