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lunedì 27 febbraio 2012

Ai piedi dell'arcobaleno -Niccolò Agliardi-



La stavano aspettando a Parigi, negli anni cinquanta.
Ma è nata trent’anni dopo. E qui, non c’entra.
Simona ci insegna che tutto il futuro è un regalo di chi lo inventa.
Allora pure l’impossibile, possibile diventa.
E’ tanto bello Ivan che nessuno gli crede
quando dice che ha male.
Cosí trasmette a colori.
dal secondo canale.
Daniela cresce ventenni al ventaglio.
E poi li lascia volare.
Amanda aspetta il suo ragazzo alla fine del temporale.
AVREMMO TUTTI QUALCOSA DA INSEGUIRE AI PIEDI DELL’ ARCOBALENO.
Ha speso i due soldi che aveva in un affitto a Barcellona.
Davide ha messo le ruote alla vita. Ma ci sogna ancora.
Ed io che ho sperato di perdermi un giorno, soltanto, per farmi trovare…
da chi si è dimesso dal bene che ha chiesto per sempre come fosse un favore…
AVREMMO TUTTI QUALCOSA DA CONQUISTARE AI PIEDI DELL’ ARCOBALENO.
Nell’odore del buio finiamo per stare così…
A sperare che esista un riscatto lontano da qui.
Si riprende i libri e le cose insieme. Cancellerò il suo nome.
E una parte, muore…
Andrea non ne vuole sapere di chiudere gli occhi e di accendere il cuore.
Stefania nasconde il suo sogno di fare l’attrice come fosse un errore…
AVREMMO TUTTI QUALCOSA DA PERDONARE AI PIEDI DELL’ ARCOBALENO.

lunedì 13 febbraio 2012

Le navi -Daniele Silvestri-



Che salpino le navi, 
si levino le ancore e si gonfino le vele, 

verranno giorni limpidi e dobbiamo approfittare
 di questi venti gelidi 
del Greco e del Maestrale, 
lasciamo che ci spingano al di là di questo mare,
non c'è più niente per cui piangere o tornare. 

Si perdano i rumori 
e presto si allontanino i ricordi e questi odori, 
verranno giorni vergini e comunque giorni nuovi,
 ci inventeremo regole, ci sceglieremo i nomi 
e certo ci ritroveremo a fare vecchi errori, 
ma solo per scoprire di essere migliori. 

Mentre tu, 
intanto nel tempo che resta,
 sei qui accanto e già molto diversa 
e bellissima, 
sei bellissima.

domenica 12 febbraio 2012

Lista della spesa

Medico: “Che farmaci prende per la pressione?”
Paziente: “non mi ricordo...Ca...”
Medico: “Cardicor?!"
Paziente: “no..Car....”
Medico: “Cardirene?!”
Paziente: “Ecco...Carrefour!
Medico: “?!?!?”

giovedì 2 febbraio 2012

Occhio per occhio

Rieccomi, reduce dall'intervento di correzione della miopia, per rendermi ancora più bello, se mai questo fosse possibile. Prima di passare alla mia esperienza vorrei raccontarvi quello che altri che lo hanno fatto mi hanno raccontato sul post intervento che tanto mi preoccupava. Ho individuato tre gruppi. Il primo gruppo comprende quelli "ma siiii, che vuoi che sia". Secondo costoro dopo l'intervento sono saltati in auto, hanno guidato, hanno fatto bird watching a occhio nudo, alcuni sono stati assunti tra i tiratori scelti alla casa bianca, ma sì alla fine "solo un pizzicore", una passeggiata insomma, come prendere una pastiglia. Il secondo gruppo invece è stato più accorto, "è un po' come avere la sabbia negli occhi", insomma una gran scocciatura, ma nulla di che, un fastidio sopportabile, magari "la luce da un poco fastidio", ma alla fine che vuoi che sia. Vorrei aggiungere che a questo gruppo appartiene lo stesso oculista che mi ha operato. Il terzo gruppo invece era quello dei tragici, "non lo fare, ho avuto una cefalea fortissima", e vabbè, ho pensato, mi prenderò un antidolorifico. 
Ora vi racconto la mia vicenda: sono stati tre giorni terribili, chi mi conosce sa che non mi lamento facilmente per il dolore, ma è stato davvero un postoperatorio pessimo. Innanzitutto vorrei capire chi ha guidato come ha fatto, sarebbe stato impossibile, non tanto per la vista, ma per la fotofobia e il dolore che è stato un crescendo fino ad avere la sensazione di avere un pugno di spilli in ogni occhio. Altro che sabbia, erano ciottoli, sassi! Per non parlare della notte, io non vedevo, ma sicuramente c'era qualcuno che appena stavo per addormentarmi mi accoltellava un bulbo oculare, facendomi sussultare (ma sorella si è svegliata chiedendomi come stavo). Ho provato ogni tipo di antidolorifico, il passo successivo era la morfina e se non si fosse calmato giuro me la sarei procurata.
L'altro aspetto era la fotofobia, ma non un lieve fastidio alla luce, in sostanza mi sono sentito Eduard Cullen. Ho vissuto al buio completo per tre giorni, nascondendomi ad ogni raggio di sole, con gli occhiali anche di notte (non si sa mai), mi sentivo una via di mezzo tra un vampiro e una delle iene. Non mi sembra che questo si chiami "un leggero fastidio alla luce". Mentre i miei mangiavano in cucina io rimanevo adesso alla parete del corridoio lungo la linea che la luce disegnava sulla parete, sembravo uno che spia la propria famiglia, con occhiali neri e smorfia di dolore.
Ecco, questo è quanto. Ora però vorrei dire a tutti quelli che mi hanno raccontato la loro splendida esperienza, senza offesa però, ma sempre con affetto: ma vaffanculo va!