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mercoledì 21 giugno 2006

Bitter words -Elisa-



Dicono che da sdraiati non si può svenire, a me è successo. Stamattina dopo l’ennesima notte insonne. E ho pianto tanto, tanto. No, non perché sono svenuto, ma perché sento solo amarezza, tanta amarezza, quella che fa venire la nausea e il vomito. Sarà il veleno, sarà che non ci capisco più nulla, non mi tornano i conti su un mucchio di cose. Tanta rabbia, solo quella, verso chi ha solo voglia di serenità, niente più. Non capisco il perché di tutte quelle parole, sviscerare e snaturare i sentimenti, addirittua mettere in dubbio il proprio essere più intimo.
Mi sento un po’ ucciso, già ucciso ancor prima di tutto, senza difese, perché non ci sono difese, ma solo muri di polistirolo che vengono abbattuti. E mi sento anche idiota perché ho sperato che ci fosse un raggio nello sguardo, invece solo buio, tanta rabbia. E piango su questa amarezza, non mi sono mai sentito così debole e fragile.

I don’t know if I’ll ever tell you this story
I don’t even know whether we’ll have the chance
I don’t know if you’ll ever see me shaking like this
I’m not sure I can open my door to more…

Bitter words, full of rage, and clever ways
to find the key to my weakest side
bitter words, full of rage, and clever ways
to find the key to my weakest side

I just can’t see where the truth lies
I remember seeing in your eyes…
but then, oh then, your bitter words
when you knew I wasn’t hiding
you… you hit my soul, 
you couldn’t make it any deeper inside
You just hit my soul 
and I cried, I cried over

Bitter words, full of rage, and clever ways
to find the key to my weakest side
bitter words, full of rage, and clever ways
to find the key to my weakest side

Now only one word is left for me to say
now only one word is left for me to say: why?
                                                                                                             
                                                                                                 (Elisa)

Non so se mai ti racconterò questa storia
non so neanche se ne avremo mai l’occasione
non so se mai mi vedrai di nuovo tremare così
Non sono sicuro di poter aprire la mia porta ad altre

Parole amare, piene di rabbia e di modi furbi 
per trovare la chiave e accedere alla mia parte più debole
parole amare, piene di rabbia e di modi furbi 
per trovare la chiave e accedere alla mia parte più debole

Non riesco a vedere dove sia la verità
mi ricordo di aver guardato nei tuoi occhi
ma poi, poi le tue parole amare
quando sapevi che non mi stavo nascondendo
mi hai colpito al cuore
e non avresti potuto arrivare più in fondo
mi hai colpito al cuore 
e io ho pianto, ho pianto sulle tue

Parole amare, piene di rabbia e di modi furbi 
per trovare la chiave e accedere alla mia parte più debole
parole amare, piene di rabbia e di modi furbi 
per trovare la chiave e accedere alla mia parte più debole

Ora mi rimane solo una parola da dire
ora mi rimane solo una parola da dire: perché?

venerdì 16 giugno 2006

Astolfo -Negramaro-



Sembra fatto apposta. Una canzone che si chiama come il mio autista (per chi non l'ha ancora fatto consiglio di leggere l'intervento dal titolo "...ma che fine ha fatto Astolfo?"). Oltretutto parla di follia. Non vi nego che mi fa piangere terribilmente. Settimana scorsa ero in giro per Milano con il mio lettore cd e le lacrime agli occhi. Non si fermavano. Me ne sono fregato della gente, magari non se n'è accorto nessuno. 
Non mi piace  spiegare le canzoni, dire il perchè e il per come mi appartengono (infatti non lo farò, lascio che ognuna ci colga il senso che vuole). Spesso non c'è nessun vero motivo, ma non è questo il caso, o forse sì, non so. Molte canzoni non fanno altro che far vibrare la nostra anima e il nostro cuore. E' come una corda di chitarra che viene pizzicata e la sua vibrazione continua fino ad affievolirsi piano piano, ma anche quando non la sentiamo più in realtà quella vibrazione continua e continua e lavora in silenzio. Ecco, ci sono canzoni capaci di far vibrare il nostro cuore per sempre, forse anche solo per una nota o per una parola, ormai ho la mia collezione di canzoni "must" della mia vita, ora ribatezzate "canzoni diapason" -perchè mi fanno vibrare come il diapason, avete presente?-. Questa ci riesce benissimo, in questo momento mi fa vibrare, mi fa anche stare male, ma va bene così, vuol dire che sono vivo e vero o forse che ho solo perso il senno finchè non arriverà qualcuno che mi farà vibrare per qualche altro motivo e allora mi guarirà per sempre, per sempre...
Aspetterò la luna per partire
cavalcherò le nuvole
finchè sarà davanti a me
quel senno che non trovi più
Affogherò in un mare che pesci non ha
ma io saprò resistere
finchè sarà davanti a te
quel senno che perdesti tu
Sotto la sabbia continui a pensare
all'angelico volto di chi ti ferì un giorno
ma tornerò
ti giuro
ti guarirò
per sempre, per sempre
per sempre, per sempre
per sempre, per sempre
per sempre

                                                                                  (Negramaro)

martedì 13 giugno 2006

Chi è Salvatoreeeeeee ?!

Fatto l'esame di specialità di geriatria. Tutto è andato come previsto, cioè non mi ricordavo un cazzo. Almeno 20 delle 60 domande erano off limits, su qualcuna ho ristretto il campo a un paio di risposte e ho dato quella che mi sembrava la più giusta, per altre ho fatto la conta (giuro), su altre ho lasciato in bianco. Così tutto mi sembra un gran disastro ahahahahah..ridiamoci su, altrimenti rischio di perdermi in una valle di lacrime.
La cosa più agghiacciante era la faccia di Salvatore. Chi è Salvatoreeeeeeee?! Salvatore è il medico interno della geriatria da tempi ormai memorabili (ha un 'età indefinita tra i 35 e i 45 anni) talmente ignorante, ma talmente ignorante che chiama PACE MARKET il pace maker. Certo dipende se è abituato a fare la spesa con le scosse che gli arrivano fino al buco del culo per fare più in fretta. 
Bhe ecco continuava a guardarmi con un ghigno strano, quasi voglioso. Non l'ho cagato per tutto il resto del tempo. 
L'altra cosa agghiacciante è stata la totale negatività dell'atmosfera. Eravamo in sette, tutti nemici di tutti, era chiaro appena ho messo piede in aula che suggerimenti, segni che indicavano la risposta con acrobazie fatte di versi e mugugni degni di un film porno erano banditi. Anzi, sono convinto che se avessi chiesto un suggerimento a qualcuno mi avrebbe dato la risposta sbagliata. Così appena ho beccato il tizio dietro di me sbirciare sulla griglia delle mie risposte ho girato il foglio, tiè stronzo bastardo!
Sono uscito con un'ora di anticipo lasciando Salvatore solo soletto, povero, non aveva nemmeno il cervello che gli faceva compagnia.

sabato 10 giugno 2006

Delirio

Quanto è difficile farsi capire. Lo dico con un misto di domanda e affermazione. Forse sarebbe più corretto chiedersi quanto è difficle capire se stessi. Per me è così. Riesco a capire bene gli altri, a coglierli in un modo universale e continuo, ma non riesco a fare lo stesso con me. Così mi ritrovo a capire, a dire "sì" agli altri, che capisco, che hanno ragione, che è vera la loro obiezione e a dare torto a me stesso anche se poi dentro di me so benissimo che mi manca solo un piccolo dettaglio per frantumare le certezze altrui e dire "Capisci me ora?". Ma poi, mi interessa poi tanto che mi si capisca. Sì. Perchè? Perchè sarebbero più chiare molte cose che faccio, molte cose che sono, sarei più chiaro e limpido io. 
E così arrivo a quello che penso in questi giorni. All'ansia che mi mette il distacco nato dal fatto che non vengo capito, che non è arrivato nulla dei miei sentimenti, e mi sento fallito perchè non ho dato niente, nè di bello nè di brutto. Perchè -e ritorno sempre lì- si è sempre, troppo e solamente, concentrati su se stessi. Ci si ferma alla superficie delle cose. C'è una sensazione che descrive bene tutto questo. A volte al mare mi metto a nuotare, mi muovo verso il mare profondo perchè così sono più liber di immergermi, di muovermi. Il mare è calma, l'acqua tiepida è una situazione piacevole, così come potrebbe essere nuotare nello stesso punto se l'acqua fosse fredda e il sole fosse coperto dalle nuvole. Due situazioni: bel tempo= bella situazione/brutto tempo=brutta situazione. Ma è proprio così? No. A me succede che mentre sto nuotanto sotto il sole ecco che mi viene in mente che sotto ho 5 metri di acqua che sono a 50 metri dalla riva, che non vedo il fondo e che sotto si potrebbe nascondere qualsiasi bestia che affammato potrebbe addentare le mie esili gambe e trascinarmi giù. Così mi prende il panico e inizio a nuotare cercando di tenere le gambe fuori dall'acqua (provateci se ci riuscite). Risultato: quasi affogo ogni volta. Questa è una storia negativa, ma la cosa può essere vista anche positivamente, per esempio avete mai pensato che mentre sull'oceano impervia una tempesta, sotto i pesci se ne stanno tranquilli, ignari di tutto?
Non voglia fare lezione di biologia dell'ecosistema, ma voglio spiegare che ci sono due piani: uno superficiale, istantaneo, visivo; l'altro profondo, nascosto, più mentale. C'è chi si ferma lassù e c'è chi invece si tuffa sempre più giù. Entrambi si completano, l'uno esiste se c'è anche l'altro.
Ora chiudo perchè non so più che cazzo sto dicendo.

lunedì 5 giugno 2006

La molla reprise

La mia memoria, Lucas, com'è tipico delle persone chiuse e introverse, è in larga misura interiore. A volte la mia timidezza si trasforma in assenza di parole, in anemia sentimentale. Trattenendo la scrittura costruisco un muro che imprigiona anche le emozioni. O forse è vero il contrario, non so.
Nel ricordare risparmio spesso le parole come se non ne possedessi abbastanza. Restituisco leggeri colpi di colori a una tela bianca che, in questo modo, resterà in larga misura incompiuta. Maneggio la mia stentata tavolozza verbale com se ne avessi paura.
Mentre tu, Lucas, su quella tela avrestri deposto strati densi di colore - immergendovi le dita e disegnando figure sgargianti, gioiosi fondali di luce policroma e paesaggi psichedelici - fiumi azzurri e colline e praterie, dove corrono dolcissime le mie malinconie.

Tratto da "Molto prima dell'amore" di Andrea Mancinelli

Rambling bomb -Elisa-



Rambling bomb, rambling bomb, 
you don't have to be scared, 
you were born to explode 
your fear is innocent but it keeps you here

rambling bomb, rambling bomb, 
see, nothing is too good or too bad 
you are your prison 
your fear is innocent but it keeps you here 
you're complicated but you're easy in the end 
you're easy in the end, oh yeah

rambling bomb, rambling bomb, 
you don't have to be scared 
that you can explode 
that you can explode 
that you can explode 
cause there’s no safe reality 
no, there's no safe reality, no 
no, there's no safe reality 
even for me

                                                                                            (Elisa)


Bomba vagante, bomba vagante, 
non devi aver paura 
sei nata per esplodere, 
la tua paura è innocente ma ti tiene qui

bomba vagante, bomba vagante, 
sai, niente è troppo buono o troppo cattivo, 
tu sei la tua prigione, 
la tua paura è innocente ma ti tiene qui 
sei complicata, ma sei semplice, alla fine 
sei semplice, alla fine

bomba vagante, bomba vagante 
non devi aver paura 
di poter esplodere 
di poter esplodere 
di poter esplodere, 
perchè non c'è una realtà sicura 
no, non c'è una realtà sicura 
non c'è una realtà sicura 
anche per me


A me stesso