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sabato 10 giugno 2006

Delirio

Quanto è difficile farsi capire. Lo dico con un misto di domanda e affermazione. Forse sarebbe più corretto chiedersi quanto è difficle capire se stessi. Per me è così. Riesco a capire bene gli altri, a coglierli in un modo universale e continuo, ma non riesco a fare lo stesso con me. Così mi ritrovo a capire, a dire "sì" agli altri, che capisco, che hanno ragione, che è vera la loro obiezione e a dare torto a me stesso anche se poi dentro di me so benissimo che mi manca solo un piccolo dettaglio per frantumare le certezze altrui e dire "Capisci me ora?". Ma poi, mi interessa poi tanto che mi si capisca. Sì. Perchè? Perchè sarebbero più chiare molte cose che faccio, molte cose che sono, sarei più chiaro e limpido io. 
E così arrivo a quello che penso in questi giorni. All'ansia che mi mette il distacco nato dal fatto che non vengo capito, che non è arrivato nulla dei miei sentimenti, e mi sento fallito perchè non ho dato niente, nè di bello nè di brutto. Perchè -e ritorno sempre lì- si è sempre, troppo e solamente, concentrati su se stessi. Ci si ferma alla superficie delle cose. C'è una sensazione che descrive bene tutto questo. A volte al mare mi metto a nuotare, mi muovo verso il mare profondo perchè così sono più liber di immergermi, di muovermi. Il mare è calma, l'acqua tiepida è una situazione piacevole, così come potrebbe essere nuotare nello stesso punto se l'acqua fosse fredda e il sole fosse coperto dalle nuvole. Due situazioni: bel tempo= bella situazione/brutto tempo=brutta situazione. Ma è proprio così? No. A me succede che mentre sto nuotanto sotto il sole ecco che mi viene in mente che sotto ho 5 metri di acqua che sono a 50 metri dalla riva, che non vedo il fondo e che sotto si potrebbe nascondere qualsiasi bestia che affammato potrebbe addentare le mie esili gambe e trascinarmi giù. Così mi prende il panico e inizio a nuotare cercando di tenere le gambe fuori dall'acqua (provateci se ci riuscite). Risultato: quasi affogo ogni volta. Questa è una storia negativa, ma la cosa può essere vista anche positivamente, per esempio avete mai pensato che mentre sull'oceano impervia una tempesta, sotto i pesci se ne stanno tranquilli, ignari di tutto?
Non voglia fare lezione di biologia dell'ecosistema, ma voglio spiegare che ci sono due piani: uno superficiale, istantaneo, visivo; l'altro profondo, nascosto, più mentale. C'è chi si ferma lassù e c'è chi invece si tuffa sempre più giù. Entrambi si completano, l'uno esiste se c'è anche l'altro.
Ora chiudo perchè non so più che cazzo sto dicendo.

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