Discorso al telefono di un neo-papà fuori dalla sala parto: "è nato, è 4 kg...si, è moro, ha tanti peli e i piedi lunghi..."
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sabato 24 dicembre 2011
lunedì 19 dicembre 2011
Letterina a Babbo Natale 2011
Caro Babbo Natale,
lo so che io e te non abbiamo un bel rapporto, ma a Natale siamo tutti più buoni così, anche se mi risulta difficile, ci provo di nuovo. Provo di nuovo a chiederti alcune cose, visto che gli anni scorsi a me non hai portato nulla, Ti avevo chiesto di far sparire quelli del Grande Fratello, ma sono ancora lì e vabbè. Ti ho chiesto di non far cadere la neve, ma ho solo rischiato di bruciare le gomme per uscire dai box, e vabbè, passiamoci sopra. Allora questa volta provo con cose più facili.
Caro Babbo, non so se la manovra di Monti ha colpito anche te, però ti prego non portare nulla ai ricchi, loro hanno tutto e possono comprarselo. Altro che anche i ricchi piangono, qui per ora piangono solo i poveri. Quindi non portarci cose futili, qualche spicciolo sarà più che gradito, magari ci paghiamo le bollette che dicono aumenteranno.
Se puoi porta del Lexotan sul mio posto di lavoro, sono tutti nervosetti, ti faccio avere la ricetta se il farmacista fa storie, 20 gocce a testa saranno più che sufficienti, mettila nel boccione dell’acqua che abbiamo in reparto così che tutti possano giovarne. Credimi, non è avvelenamento, salveresti i miei nervi e quelli di molti altri colleghi.
Metti un po’ di sale nelle zucche, ti chiedo solo il sale che costa poco, il cervello mi sembra fin troppo, non oserei chiederti tanto. Magari il cervello dallo ai politici che sparano solo minchiate, soprattutto l’Onorevole Carlucci che da quando ha lasciato la televisione dice di lavorare dalla mattina alla sera, mentre noi, a quanto pare, passiamo a contarci i peli del pube.
Caro Natale, lo so che magari alla tue età la demenza fa capolino, la pensione di accompagnamento non te la danno, così sei costretto a continuare a lavorare, però non mi sembrano troppo complesse le mie richieste. Anche perchè l’unica cosa che ho chiesto a Gesù bambino è stata quella di far sparire Berlusconi e così è stato, pensa, è bastato imprecare “Gesù ti prego liberaci da Berlusconi!” e tac presto fatto. E pensa senza neanche chiederlo ha fatto sparire Anna Tatangelo da X factor, in compenso è tornata la Ventura, ma non si può avere tutto dalla vita (è anche vero che c’è Arisa, ma le disgrazie, come tu sai bene, non vengono mai da sole). Non voglio essere cattivo e poco riconoscente, anche perchè sai bene che sono più legato a te che a Gesù Bambino, ma a questo punto non vorrei essere costretto a sostenere la frase “Largo ai giovani”. Confido nella tua esperienza millenaria
Con affetto
Giorgio
PS: ti avevo già detto l’anno scorso che forse era il caso di riadeguare il tuo guardaroba visto che il rosso non va più, ma tu ti ostini. Prima di vederti a “Ma come ti vesti’!”, ti consiglio di provvedere quanto prima. Se vuoi la mia amica Giovanna è disponibile, con me sta facendo miracoli.
domenica 18 dicembre 2011
Frustati o frustrati?
So che è tanto che non scrivo, non perchè non avessi nulla da dire, ma giuro che era per l’imbarazzo di non sapere cosa scrivere tra tutte le cose che mi girano in testa. Sto cercando di focalizzarmi su alcune cose, sto cercando di crearmi un archivio mentale di argomento, alcuni personali, altri meno. In questo periodo sono concentrato sulle persone rompicoglioni, quelle passivo-aggressive che potresti rivoltare con un semplice vaffanculo (ha ragione la Littizzetto quanto dice che un vaffanculo risolve tantissime cose). Quelle che urlano, se la prendono con il primo che gli capita a tiro, quelli che pensano che tu sia scemo solo perchè non rispondi o sei condizione di non rispondere. Mi vengono in mente le situazioni con i capi, i colleghi, o persone che in qualche modo pensano di essere una spanna sopra di te, a me vengono in mente per esempio i vigili in procinto di farti una multa, chi ha insomma una sorta di potere e che con questo compensa la propria vita frustrata.
La fortuna è infatti che spesso, in modo più o meno intelligente, la maggior parte delle persone equilibrate preferiscono lasciare perdere. Personalmente sono molto combattutto, istintivamente mi verrebbe da tirare fuori tutto quello che penso, una bella raffica di mitra, razionalmente mi dico che alla fine non ne vale la pena, alla fine non servirebbe a nulla. Gli altri cosa farebbero, cosa fanno in queste situazioni? Davvero lasciar perdere è segno di intelligenza? Non sarebbe meglio bloccare sul nascere queste persone, fargli capire che oltre un certo limite non è permesso andare?
mercoledì 14 dicembre 2011
Problemi di cuore
Medico: "cosa hanno fatto per le sue aritmie?"
Medicina alternativa
Inauguro oggi questa nuova sezione, su stimolo del blog Apprendista Libraio di Stefano Amato, già citato in altro post. La sezione proporrà man mano fatti realmente avvenuti nelle mie giornate lavorative...per la serie "a volte mi sembra di vivere in una sit-com".
mercoledì 7 dicembre 2011
L'apprendista libraio-blog-
Ho scoperto grazie al blog di Matteo B. Bianchi, il blog di Stefano Amato, scrittore di romanzi che non ho mai letto, ma credo che lo farò presto. Lavora in una libreria di provincia e pubblica gli incontri più strani con i clienti. Io sto ancora ridendo. Buone risate.
sabato 3 dicembre 2011
I won't let you go -James Morrison-
When it’s black,
Take a little time to hold yourself,
Take a little time to feel around,
Before it’s gone
You won’t let go, but you still keep on falling down.
Remember how you saved me now,
From all of my wrongs.
And if there’s love just feel it,
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
Say those words, say those words like there’s nothing left.
Close your eyes and you might begin that there is some way out
Open up, open up your heart to me now
Let it all come pouring out,
There’s nothing I can’t take
And if there’s love just feel it,
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
Take a little time to hold yourself,
Take a little time to feel around,
Before it’s gone
You won’t let go, but you still keep on falling down.
Remember how you saved me now,
From all of my wrongs.
And if there’s love just feel it,
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
Say those words, say those words like there’s nothing left.
Close your eyes and you might begin that there is some way out
Open up, open up your heart to me now
Let it all come pouring out,
There’s nothing I can’t take
And if there’s love just feel it,
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
And if your sky falling,
Just take my hand and hold it
You don’t have to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
And if you feel the failing of the light
And you’re too weak to carry on the fight
And all your friends that you care for have disappeared
I’ll be here now darling, forever, holding on
Woah
And if there’s love just feel it,
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
Woah no
And if your sky falling,
Just take my hand and hold it
You don’t have to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
Woah no, yeah
I won’t let you go, no I wont let,
I won’t let you go, no I wont let,
I won’t let you go, no I wont let you go
And if your sky falling,
Just take my hand and hold it
You don’t have to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
And if you feel the failing of the light
And you’re too weak to carry on the fight
And all your friends that you care for have disappeared
I’ll be here now darling, forever, holding on
Woah
And if there’s love just feel it,
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
Woah no
And if your sky falling,
Just take my hand and hold it
You don’t have to be alone, alone, yeah
I won’t let you go
(Won’t let you go, won’t let you go)
Woah no, yeah
I won’t let you go, no I wont let,
I won’t let you go, no I wont let,
I won’t let you go, no I wont let you go
Quando è buio,
Prendi un po’ di tempo per te stesso,
Prendi un po’ di tempo per capire cosa succede,
Prima che sia andato
Non lascerai andare via, ma stai continuando a cadere
Ricordati come mi hai salvato
Da tutti i miei errori
E se c’è amore, sentilo
E se c’è vita, lo vedremo
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
Dì quelle parole, dì quelle parole come se ci fosse più niente.
Chiudi gli occhi e potrai cominciare a vedere un’altra via d’uscita
Apri, apri il tuo cuore a me
Fallo uscire
Non c’è niente che non posso prendere
E se c’è amore, sentilo
E se c’è vita, lo vedremo
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
E se il tuo cielo cade
Allora prendi la mia mano e tienila
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
E se senti la mancanza della luce
E sei troppo debole per continuare la lotta
E tutti i tuoi amici a cui ci tieni sono spariti
Sarò qui adesso tesoro, per sempre
Woah
E se c’è amore, sentilo
E se c’è vita, lo vedremo
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
Woah no
E se il tuo cielo cade
Allora prendi la mia mano e tienila
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
Woah no, yeah
Io non ti lascerò andare
Io non ti lascerò andare
Io non ti lascerò andare
Io non ti lascerò andare
Prendi un po’ di tempo per te stesso,
Prendi un po’ di tempo per capire cosa succede,
Prima che sia andato
Non lascerai andare via, ma stai continuando a cadere
Ricordati come mi hai salvato
Da tutti i miei errori
E se c’è amore, sentilo
E se c’è vita, lo vedremo
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
Dì quelle parole, dì quelle parole come se ci fosse più niente.
Chiudi gli occhi e potrai cominciare a vedere un’altra via d’uscita
Apri, apri il tuo cuore a me
Fallo uscire
Non c’è niente che non posso prendere
E se c’è amore, sentilo
E se c’è vita, lo vedremo
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
E se il tuo cielo cade
Allora prendi la mia mano e tienila
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
E se senti la mancanza della luce
E sei troppo debole per continuare la lotta
E tutti i tuoi amici a cui ci tieni sono spariti
Sarò qui adesso tesoro, per sempre
Woah
E se c’è amore, sentilo
E se c’è vita, lo vedremo
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
Woah no
E se il tuo cielo cade
Allora prendi la mia mano e tienila
Non è il momento di essere sola, sola yeah
Io non ti lascerò andare
(Io non ti lascerò andare, non ti lascerò andare)
Woah no, yeah
Io non ti lascerò andare
Io non ti lascerò andare
Io non ti lascerò andare
Io non ti lascerò andare
giovedì 6 ottobre 2011
I'm ready to move on...
Torno dopo tanto tempo a scrivere qui, o meglio da un'altra parte, è una sorta di trasloco (work in progress). Nuova rivoluzione, piccolo riflesso di qualcosa di più importante. Ho proprio la sensazione di avere strette le redini della mia vita, riesco a fare andare le cose come voglio o comunque ho questa netta sensazione. Come sempre ascolto il cuore e non sbaglio nonostante i consigli di chi, magari pensando di fare il giusto, mi dice di fare il contrario. Sono fatto così, testardo, e tutto acquista senso e consistenza e mi dà ragione col tempo.
La cosa più importante è realizzare sé stessi, mai rinunciare e fare quello che si vuole, sopratutto a scapito di volontà esterne, ci si roderebbe nei rimorsi. Sbagliare sì, ma da soli, senza che nessuno ci metta lo zampino, anche perché a voltare le pagine siamo noi, i dolori e le gioie pure.
...lost in unreturning time
let the winter chill my prime
but I'm done and moving on
and maybe sorrow is my game
and I'm learning from my pain
but I'm ready to move on...
perso in un tempo senza ritorno
lascio che l'inverno congeli il fiore dei miei anni
sono distrutto ma volto pagina
e forse il dispiacere è il mio gioco
e sto imparando dal mio dolore
ma sono pronto ad andare avanti
giovedì 28 luglio 2011
Anche la vita è un gioco in cui si perde
Amy non c’è più. Anche se non l’ho mai seguita più di tanto, l’ho sempre apprezzata musicalmente, innovativa e vintage allo stesso tempo. Una voce non da strapparsi i capelli, ma capace di tenerti incollato in silenzio. I giudizi sciocchi sulle droghe e l’alcol li lascio agli stupidi -appunto-, dico solo che mi è spiaciuto molto, perchè secondo me quello che noi abbiamo visto sui video di youtube o alle notizie sui giornali era solo una lontana immagine di quello che sentiva lei dentro, tanta solitudine e tristezza. Sola, così doveva sentirsi, anche se magari non lo era. Non so se è stato un suicidio o un “errore” di associazione di farmaci, non c’ero, non lo so, penso che in ogni caso lei ci abbia provato a uscirne, ma non è facile quando ti senti così solo e abbandonato da voler sprofondare nella merda piuttosto che svegliarti il mattino dopo e sentirti ancora peggio del giorno prima.
Lo confesso, mi sono commosso, e non so nemmeno perchè mi abbia preso così tanto la sua storia, non ho mai comprato i suoi dischi, ma forse è perchè sento vicino a me quella malinconia che trapariva da lei. Ne vale la pena arrivare a questo punto? Non credo proprio, anche perchè si priva la gente della sua energia che poca non era. Ha dimostrato che a volte ci si arrende e che c’è chi non è disposto a lottare, che non solo l’amore, ma anche la vita è un gioco in cui si perde.
sabato 4 giugno 2011
Andrà meglio
Eccomi tornato, non a parlare di me, ma di una iniziativa che mi ha fatto tanto riflettere. Ci ho pensato molto prima di scriverne, ma poi ho pensato che il tema è troppo importante per lasciarlo passare così. Il progetto è “It gets better”, è l’unico caso di un libro tratto da youtube. L’idea nasce nel 2010 a Dan Savage, scrittore e giornalista americano, in seguito al suicidio di alcuni adolescenti gay dopo mesi di atti di bullismo e violenze. L’idea iniziale era quella di fare delle conferenze nelle scuole americane sul tema, ma gli ostacoli burocratici e l’struzionismo dei genitori lo bloccano, così aggira il problema, chiede al dj Terry Miller e suo compagno nella vita (piuttosto schivo ad apparire in pubblico), di postare un video su youtube. Il compagno accetta, i due spiegano ai giovani che il periodo terribile che stanno attraversando finirà e che dopo andrà meglio. Che togliersi la vita per gli insulti e la prepotenza altrui è uno spreco assurdo. Che il futuro ha in serbo per loro felicità e amore.
Quando postano il loro video, Savage e Miller si augurano che altri possano seguire il loro esempio, si fissano il traguardo di cento video. Cento versioni diverse della stessa promessa: resisti, andrà meglio, ve lo giuriamo. Nel giro di pochi giorni i video sulla scia di "It gets better" sono già diecimila. Dopo un mese è impossibile tenerne il conto. Chiunque offre la propria testimonianza: scrittori (Cunningham, Sedaris), cantanti (Jake Shears degli Scissor Sisters, Alica Keys), blogger (Perez Hilton), cartoonist (Alison Bechdel), attori (Ellen Degeneres), politici (Hilary Clinton, David Cameron), celebrità (Chaz Bono, il figlio transessuale di Cher e Sonny Bono), solo per citarne alcuni. Il fenomeno si espande nel resto del mondo, c’è anche tanta gente comune che lascia il proprio messaggio. A quattro settimane dal debutto su YouTube, Savage riceve una telefonata dalla Casa Bianca: Barak Obama chiede di poter inserire anche un proprio messaggio di solidarietà. Obama sembra quasi scusarsi per non poter capire in fondo cosa possa significare subire certi soprusi, proprio come il nostro Presidente del Consiglio.
Tutto questo mi ha fatto riflettere molto. Penso al mio paese, mi sembra di vivere nel medioevo. Eppure questo progetto riempie di luce e speranza. Il video che racconta, meglio di me, tutta la storia dell’iniziativa è molto emozionante, confesso che la lacrimuccia è partita, andate a vederlo qui. Vi invito a dare uno sguardo al canale su Youtube, dove potete vedere i video dei personaggi noti e non che hanno partecipato, e al sito ufficiale di IT GETS BETTER per seguire l’iniziativa passo passo.
Vi lascio al video di Dan e Terry da cui è partita l’onda di bene.
sabato 23 aprile 2011
Regali sicuri
Da tempo sostengo una teoria: i regali fatti di testa nostra sono pericolosi. Si rischia di fare non un buco, ma una voragine nell’acqua, con conseguenti grandi delusioni capaci di spegnere il sorriso sul nostro volto convinti di aver fatto un regalo pazzesco. Una delle regole fondamentali è quella di non regalare mai cose che vorremmo noi; i nostri desideri non coincidono quasi mai con quelli degli altri, è un dato di fatto. Non nascondersi dietro la convinzione di sapere cosa desidera un’altra persona, è pericoloso, sempre. Mai regalare cose che pensiamo potrebbero piacere al diretto interessato, a meno che lo stesso non abbia espresso il desiderio di averla. É terribile vedere un sorriso finto sul viso di chi riceve il dono che abbiamo scelto con cura, dopo mille ripensamenti e ore di ricerca, e dopo averlo impacchettato con cura. Il problema nasce poi sopratutto in due casi: quando la persona in questione ha già tutto, anche i più recenti ritrovati tecnologici e quando hai già regalato qualsiasi cosa tanto da aver esaurito ogni idea residua, anche le più assurde. Sì, perchè un regalo deve essere originale e personale, ma prima di tutto deve piacere, quindi inutile regalare le ciabatte in pelo di yeti o il taglia-pela-grattuggia-patate-tutto-in-uno, facciamo prima a comprarli per noi se li troviamo bellissimi.
Dopo varie figure di merda e numerosi tentativi andati a vuoto sono giunto alla conclusione che rende felici il regalando e il regalante. Si tratta di regalare ciò che il nostro caro vuole, glielo si chiede e glielo si regala. Semplice, lineare e sopratutto sbattimento zero. Si evitano in questo modo un mucchio di problemi, di ricerche estenuanti, di delusioni e si ottiene il risultato di rendere felice chi si vuol bene. Non siete d’accordo?!
venerdì 8 aprile 2011
Lotus -Elisa-
Prima di arrivare a Lotus dobbiamo capire da dove arriva. Dopo il successo di Then comes the sun viene pubblicato Elisa, una sorta di “best of” per il mercato straniero, vengono remixati alcuni successi come Asile’s world e Labyrinth, Luce nella versione inglese Come Speak to me e spagnola Hablame. Questo le permette di svincolarsi dall’italiano, l’inglese è la lingua in cui Elisa elabora i pensieri, l’idioma non è mai stato un problema, lei che ha sangue misto (pugliese, slovacco, francese), è cresciuta vicino Trieste, un crocevia di popoli e chi meglio di lei poteva capire gli emigrati. Le viene così chiesto di partecipare a Ellis Island, opera musicata da Giovanni Sollima, con libretto di Roberto Alajmo e regia di Marco Baliani, che viene messa in scena al Teatro Massimo di Palermo. La voce si muove sugli 11/8 e interpreta Sapegna Felicita, una giovane che emigra negli Stati Uniti, canta in italiano, curdo e inglese. È l’inglese al quale torna sempre, in fondo la comunicazone viaggia in minima parte attraverso le parole. Lei stessa è cresciuta con canzoni di cui non conosceva la traduzione, ma ne coglieva il significato. Apprezza i Sigur Rós, inventori del vonlenska, tradotto “speranzese”, un’unione di sillabe senza significato che permette alla voce di farsi strumento. È questo che lei stessa vorrebbe fare: lasciare che sia il suono a trasportare il senso, che a parlare sia esclusivamente la musica.
Dalla casa discografica pressano perchè scriva in italiano. Elisa scrive il testo di Stranger in italiano con Mogol, ma non lo pubblica. Le pressioni hanno l’effetto contrario, come spesso accade, la rendono poco spontanea, la allontanano dalla verità. Da questo principio, dalla paura che il desiderio del successo europeo la cambi, dalla non totale convinzione dell’operazione del best decide di abbandonarlo, la Sony ritira il best of dal mercato.Elisa è felicissima, si ritira a Monfalcone, nella sua casa. Legge un libro intitolato Florario, miti, leggende e simboli di fiori e piante, e nasce il desiderio di tornare alle orgini, al suono. Inizialmente pensa a un titolo: Con il nome di un fiore, poi legge che il loto è fiore sacro dell’illuminazione, dal suo bocciolo nacque Ra, il dio egizio del sole, sulle sue foglie abitano le fate e siede il Buddha. I fiori di loto nascono in fiumi e laghi fangosi e non sono mai sporchi. Hanno radici nella melma ma si protendono verso il cielo. Nasce Lotus.
Il progetto è pensato come spettacolo teatrale, riscopre vecchie foto di natura, vuole proiettare le immagini partendo dalla fase solare di metà pomeriggio, attraversare quella notturna e arrivare al mattino. Un ciclo musicale che segue quello naturale, si mette al lavoro per creare arrangiamenti essenziali, quasi del tutto acustici, ispirati al folk americano degli anni ’60 e ’70, reintepreta vecchi brani, cover e pezzi inediti. Man mano che crea la scaletta si rende conto che può fare il disco che ha sempre voluto.
Come cover sceglie Hallelujah di Leonard Cohen, nella versione di Jeff Buckley, ne fa una versione più liturgica con organo hammond e chitarra acustica. Di un brano di solito si incindono varie registrazioni che poi vengono messe insieme nelle loro parti migliori. Nel caso dell’Hallelujah di Elisa si tratta di un’unica registrazione, vera dall’inizio alla fine.
Fonte di ispirazione sono i Velvet Underground che Elisa ha visto dal vivo a Villa Manin, vicino Udine, nella loro reunion il 4 luglio 1993, è il suo primo concerto. Elisa è colpita dalla voce di Nico, dal suono di Lou Reed, sceglie di incidere Femme fatale, ma lei non è una donna fatale, e la sua versione poggia su un giro di carillon, è soffice, priva della forza erotica dell’originale.
Torna anche Almeno tu nell’universo, che lei incise nel 2003 per la colonna sonora di Ricordati di me di Muccino in una versione sospesa ed eterea, utilizza suoni con particolare frequenze tanto che alcuni musicoterapeuti la consigliano da fare ascoltare ai bambini in utero (sul serio!). A giugno durante un live su MTV, salta la corrente ed Elisa la esegue da sola al microfono, il pubblico la apprezza e in Lotus ne esegue una versione accompagnata dalla sola chitarra acustica che Andrea Rigonat registra con una tecnica particolare: i microfoni vengono piazzati davanti al riverbero a piastra e due amplificatori Fender anni ’70 ai quali è attaccata la chitarra e “Ringo” regola i volumi con il pedale ottenendo talvolta un vibrato e una rarefazione.
L’intero album è registrato in presa diretta e su nastro analogico, com si faceva una volta per trattenere il calore dei brani originali. Salvo l’organo hammond e il Fender Rhodes, non si avvale di strumenti elettrici.
Lavora anche molto con la band e invece di entrare in studio con i brani finiti, va in sala prove con il gruppo, dei demo mantiene molte parti, compresi errori e casualità. Il suono è grezzo, sperimentano tanto: mettono coperte e stracci sulle batterie, registrano con microfoni ovunque, anche sulla testa di un manichino dietro Elisa per ottenere la voce come la dovrebbe sentire chi canta e non chi ascolta, usano riverberi naturali, testando le risonanze di vari punti delle stenza, vengono usati tamburelli, djambè, berimbao e poi la voce, per Elisa non conta l’intonazione, conta quanto ci si perde nella canzone, perchè quando si è davvero dentro la canzone, l’intonazione è miracolosamente incorporata. Nasce un disco intimo, mette da parte la sua anima energica. Tira fuori sette canzoni dal baule dei ricordi. Come Sleeping in your hand centrata anch’essa sul carillon, rispolvera Labyrinth che ne sce fuori completamente stravolta, diventa tribale, aggiunge in coda al testo una via d’uscita “We can find a way out/ Get out of this place walkin’”.
Rock you soul si anima e si basa sul giro di piano, ma viene inserito il groove di batteria. Sebbene Luce sia recente, è ormai un classico, tanto che sembra quasi logora. La versione originale partiva con un riff di tastiera che si imponeva per tutto il brano, è quel riff che diventa il cuore della nuova versione e che esplode del ritornello. Gift si riappropria della propria dolcezza, la canzone si spoglia dei suoni eletronici, rallenta e trattando il tema del dono della vita, si ricollega all’essenza dell’album.
The marriage si arricchisce di cori, si fa meno tribale, è l’unico brano in cui Max Gelsi usa il basso fretless, cioè senza tasti, che si suona come un contrabbasso. In Stranger la melodia è parzialmente riscritta e spostata un’ottava sotto l’originale. In sottofondo si sentono respiri e onde del mare, registrati nel 2000 dalla stessa Elisa durante le sue corse sulla spiaggia di Marbella, ospite di Trevor Morais, produttore e batterista che ha suonato alcune parti di Asile’s world.
Costella il disco di suoni come nelle inedite Beautiful night, in cui c’è il canto dei grilli, e in Interlude, in cui Elisa sussurra le parole che sta scrivendo, c’è il rumore della matita che scorre sul foglio, gocce che cadono nell’acqua, passi sulle goflie secche, schiamazzi di bimbi, folate di vento e pioggia sul finire della canzone. Inizia come una filastrocca, quasi una ninnananna, la voce a filo, mai spinta e Rita Marcotulli, pianista e moglie di Pasquale Minieri (co-produttore dell’album) la culla col pianoforte.
Interlude è scritta nella fase finale del disco, nei due mesi che Elisa trascorre isolata in un agriturismo in Umbria, va a seguire l’ultimazione dei missaggi e torna in aperta campagna, dopo mesi chiassosi con la band e amici è di nuovo sola, e non fa più paura.
“No matter if I am alone
still I can get back on my feet and walk on
as I know there was something to learn
I know there will always be more worth moving on for”
Così canta in Broken, primo estratto dal disco e singolo contenente due cover: Sittin’ on the dock of the bay che Otis Redding aveva scritto nel 1967 proprio al molo di Sausalito, dove Elisa faceva jogging aspettando di veder rinascere il sole, e Redemption song di Bob Marley, inno di libertà e coraggio.
Lotus esprime un senso di collettività, musicalmente assorbe il clima on the road creato durante il tour di Then comes the sun. Il gruppo viaggiava in camper, dormiva nelle isolate zone in cui si tenevano i concerti, lo spirito di questa esperienza viene trasportato nel video di Broken, girato tra Trieste, Monfalcone e Grado. Elisa racconta l’ennesima relazione che si scardina, ma senza traccia di lamento, ormai sa che il tempo cura.
In Yashal, che in lingua navajo significa “Evviva la vita”, pronuncia un enigmatico “sì” e suona il pianoforte. Il testo racconta poco, è uno dei suoi segreti. Spesso Elisa ha dedicato canzoni a persone che non hanno mai saputo di esserne le protagoniste, un po’ per tutelare la sua vita privata, un po’ per non rovinare l’immaginario dell’ascoltatore e la storia che ognuno ci ha voluto ritrovare dentro.
É il caso di Electricity, secondo estratto da Lotus. É incisa com’era nata nel primo provino. La storia narrata nel resto è vera. Era una viglia di Natale, nella tavolata di parenti Elisa finì seduta vicino ad uno amico di famiglia che non conosceva. L’uomo le raccontò che sua figlia era una ballerina di tango e viveva a Buenos Aires con il compagno, anche lui ballerino. Non riusciva a vivere soltanto del ballo, ma allo stesso tempo non voleva chiedere aiuto a suo padre, perchè era orgogliosa e da tempo non si parlavano. Elisa fu colpita, rivide se stessa e suo padre, lo stesso problema di comunicazione. Ebbe il punto di vista di un genitore, nel testo Elisa non prende la parti nè dell’uno nè dell’altra. Fa da mediatrice, si rivolge a lui e gli chiede :
“Your daughter she’s a dancer living a Buenos Aires
Sleeping on a mattress on the floor
Did you ever ask her how she feels?”
Poi parla alla ragazza e le chiede:
“Your father he’s a rich man and he’s got many questions
He always wakes up with you in his head
and did you ever ask him how he feels?”
Nel video di Electricity scrive una lettera, una lacrima torna indietro negli occhi, un invito a ricominciare per rimettere a posto le lacrime.
Elisa passa settembre e ottobre 2003 ad ascoltare in cuffia quello che sarà Lotus nelle vallate umbre. Cerca di capire se al suono corrisponde l’immagine, se quella musica è riuscita ad imitare la natura., se lei, per la prima volta produttrice di se stessa, ha tutelato la natura delle sue canzoni. Voleva partire da una visione per tirarla fuori esattamente come la sentiva nella sua testa. Ha sviluppato gli arrangiamenti con la band, ha avuto la supervisione di Pasquale Minieri, sempre a osservare in maniera delicata, intervenendo per farla ragionare e mai per imporsi.
A prayer è la ceralacca del disco, parte con una chitarra acustica fra le cui corde è inserito un fil di ferro che rende il suono orientaleggiante, cresce in dinamica, esplode nel finale e parla di un nuovo tipo di amore, che arriva quando non l’aspetti più, o provoca dolore ma lascia fortificati o mostra il suo vero volto sulla lunga distanza. Si sposa con quello che succede nella sua vita, avvia una relazione con Ali, da anni il suo migliore amico.
Lotus esce il 14 novembre. Affinchè il calore che dà l’essenzialità non rimanga solo un’intenzione, ma diventi organico, lo stampa su carta riciclata e anche su vinile, sceglie di fare un tour teatrale che cura lei stessa nei minimi dettagli. Tutto questo perchè essere un fiore è profonda responsabilità.
sabato 26 marzo 2011
Le cose che ho sempre avuto
L’altra sera sono uscito con una persona che non vedevo da tantissimo tempo. Lei è una persona tanto simile a me, che ho sentito vicina a me quando ancora sapevamo così poco l’uno dell’altra. Credo che succeda con poche persone di sentire un legame così viscerale e intimo, una fiducia cieca. Per un po’ ci siamo persi, per vari motivi personali e di vita, forse anche per pigrizia. L’altro giorno ci siamo detti “oh, ma organizziamoci, facciamo delle cose insieme”.
Siamo usciti alle 19 di sera, abbiamo parlato, parlato, parlato, di cose serie e meno serie, abbiamo riso, ci siamo raccontati le cose che ci siamo persi dell’altro. Quando è arrivata l’ora di andare ho guardato l’ora, erano le 23 passate. Non ce ne siamo resi assolutamente conto. A me sembrava di essere lì da un paio d’ore. Sto godendo ancora adesso per questa cosa e mi sono ripromesso di non perderci più così, perchè è sciocco, perchè non voglio perdermi le cose importanti, perchè è preziosa. Pensavo che le cose cambiano, evolvono, invece certe cose non cambiano mai, ed è bello sia così.
Non è un discorso del tipo “e-poi-chissà-se-domani-ci-siamo-ancora”, ma più legato alla qualità della vita, al voler godere delle cose che ci fanno bene, del poter scambiare affetto, calore, condividere noi stessi con chi ci ama. Sono scuse che non servono a nessuno quando diciamo che non abbiamo tempo, che il lavoro ti prende, che non abbiamo tempo, che magari la settimana prossima. Cazzate.
Devo riprendermi le cose che ho sempre avuto, che sono sempre state davanti ai miei occhi.
domenica 20 marzo 2011
L’ultimo giorno d’inverno -Niccolò Agliardi-
L’ultimo giorno d’inverno non sarò qui, dove sono ora.
Perché non farà così freddo fuori, come fa adesso.
E non sarò da solo a casa ad aspettare che passi l’inverno.
Io non lo so se sarò con te, è più probabile che anche tu sia altrove.
E se ci sarà qualcosa che mi infastidirà, perché mi conosco, e ci sarà;
è che tu non ti sarai nemmeno accorta dei viali di Milano che saranno diventati rosa e bianchi ai lati.
Perché ancora ci si ostina a credere che Milano è una città dove mancano i colori; ma io ti assicuro che l’ultimo giorno d’inverno i bastioni, per chi si potrà permettere il lusso di guardare non solo avanti, ma anche di fianco, saranno uno spettacolo di pura e concreta bellezza.
Chissà se ti ricorderai anche tu di alzare lo sguardo. L’ultimo giorno di inverno.
Perchè gli alberi in fiore della salita a porta Venezia bisognerebbe che tutti, almeno una volta ci si fermasse a osservarli.
Io avrò le mie nuove canzoni pronte per non essere più soltanto nostre. E so che con un po’ di imbarazzo, di qualcuna, ancora rivendicherai la storia e l’inizio. Delle altre non ti curerai più. E tu finirai sulle riviste colorate.
E io farò brutta figura col mio vicino di posto, poco dopo il decollo, in aereo.
Perché per sapere qualcosa di te, avrò sbirciato tra le pagine dei suoi giornali.
Di me penserà soltanto che sono un cafone; non che ho aspettato che finisse l’inverno.
Però davvero poi basta; me lo prometto. Saranno passati così tanti giorni dal momento in cui ti sto scrivendo, che aver bisogno di parlare ancora di te, senza parlare con te sarà solo una stucchevole deriva criminale. E io forse, se sarò bravo, se riuscirò a ricordare a me stesso che non necessariamente saremo meglio o peggio di quello che siamo oggi;mi fermerò prima di quello strazio che ancora mi sfonda il cuore.
Ho capito che ci portiamo dentro chi non siamo riusciti ad avere accanto, ma questo non potrà essere più un motivo per sentire sempre lo stesso giro infinito di parole. Sempre lo stesso giro infinito.
Non avremo colpe, ne io né te. L’ultimo giorno d’inverno.
Sai che avrò imparato a vestirmi meglio. Ma quello, un po’ lo faccio già da ora. Se posso avere un’ attenuante è che i maglioni pesanti, a me non stanno molto bene.
L’ultimo giorno d’inverno avrò una giacca leggera ed elegante. Per le scarpe, vediamo.
Prenderò dimestichezza con le mie nuove occasioni e anche con nuove posizioni sulla chitarra.
Mi serviranno a gettare al mondo le mie parole quelle che non suoneranno più così inopportune e a non cominciare e a non finire tutto nello stesso modo.
L’ultimo giorno d’inverno.
lunedì 7 marzo 2011
Ba-cio Ba-cio Ba-cio
Oggi ho passato il pomeriggio su youtube, ho iniziato con guardare i flashmob, che per chi non lo sapesse sono dai balletti fatti in zone famose delle città che coinvolgono gente comune che o si mettono a ballare o si immobilizzano o ancora fanno solo casino, spesso sono solo accozzaglie di persone che si muovono in modo del tutto scordinato, pochi sono fatti davvero bene. Poi non so con quale strano link sono finito a guardare le cose più strane fatte ai matrimoni: matrimoni rovinati, balletti degli sposi, scherzi degli amici, spose incazzate ecc. Poi mi sono visto dall’entrata in chiesa al viaggio di nozze qualsiasi video che per qualche motivo avesse come link la parola “matrimonio”, ebbene mi sono reso conto di una cosa: il momento che mi commuove sempre anche quando dovrebbe fare ridere e il primo ingresso degli sposi nel luogo scelto per il ricevimento. Il primo ballo, che, chissà perchè è sempre un lento, e il primo “ba-cio ba-cio ba-cio” mi commuovono, lacrimoni mi hanno solcato il viso.
Secondo voi rasento la patologia psichiatrica?
Qui sotto potete vedere quello che mi ha fatto ridere/commuovere di più.
sabato 22 gennaio 2011
La mia eredità
Nelle situazioni in cui si perde qualcuno ci si rende che è la famiglia la cosa che conta di più, mi ricollego a un post di qualche tempo fa, in cui parlavo delle radici. Sarà forse che con i trentanni si guarda al passato o che solo ora si raggiunge la maturità per capire quanto gli insegnamenti dei genitori siano stati importanti e determinanti.
Oggi che i miei nonni non ci sono più penso a loro come delle perle, preziose e determinanti nella mia vita. Ognuno mi ha insegnato qualcosa che mi ha reso la persona che sono. Darei qualsiasi cosa per riaverli qui, ma è la vita e così non mi resta che il ricordo o forse qualcosa di più, perchè se ci penso bene mi rimane qualcosa che sì non si può toccare, ma che di certo posso sentire nella mia vita, in me stesso nelle cose che faccio tutti i giorni.
I miei nonni materni, Giacomina e Nicola, li vedevo una volta all’anno, erano i nonni delle vacanze, li riempivamo la casa per un mese intero, a volte anche di più. Nonna Giacomina aveva un caratttere difficile, passava dall’affettuosità alle urla verso noi bambini, non aveva molta pazienza. L’entrata della casa dava direttamente sulla strada, così il pomeriggio prendevamo le sedie e ci mettevamo fuori, mi preparava pane e pomodoro per merenda e lei intanto puliva la verdura per la cena o “impilava” i peperoni. Durante quei pomeriggi mi raccontava della sua giovinezza, aveva visto le guerre, quelle vere. Mi raccontava di quando suonavano le sirene e correvano a nascondersi nelle grotte della gravina e le bombe che cadevano e distruggevano. Aveva gli occhi azzurri, pur essendo una donna del sud, erano dell’azzurro del cielo, me li ricordo ancora oggi, erano piccoli e densi, occhi che avevano visto lontano. Mi raccontava del lavoro nei campi, di quanto lavorara e di quanto poco guadagnava, veniva sfruttata. La sua pelle rugosa parlava della terra che aveva lavorato e del sole che l’aveva bruciata. Nonna Giacomina mi ha insegnato l’umiltà, la ricordo così, umile ma forte. Ha tenuto insieme una famiglia intera con le sue forze, anche quando l’uomo che aveva sposato la picchiava e la tradiva. Si perchè Nonno Nicola nella sua giovinezza era così, prima di coventirsi al Protestantesimo era un uomo violento, la tradiva, e mia nonna sopportava. Poi si è convertito ed è diventato un altro uomo. Mia mamma lo descrive come un uomo severo, molto rigido, troppo, per esempio non voleva che si truccasse o che tagliasse i capelli. Con noi nipoti era dolce, buono, affettuoso, nonostante poi con l’età non riuscisse più a camminare e fosse molto rallentato nei movimenti. La domenica pomeriggio andava alla “messa” e mi portava spesso con lui, a me piaceva tanto perchè era un culto gioioso, non come quelle cattoliche, ognuno pregava liberamente senza recitare a memoria e si cantava tantissimo. Lui era felice di avermi con lui, mi ricordo che mentre andavamo al culto mi guardava sorridendo e io gli dicevo “nonno perchè ridi?”, mi rispondeva “sono contento che sei qui”. Aveva occhi grandi e scuri, occhi dolci, che guardavano oltre quello che vedevano, avevo sempre la sensazione che mi leggesse dentro. Nonno Nicola era un uomo che aveva sempre una parola buona per tutti, anche per chi non se lo meritava, vedeva il buono ovunque. Nonno Nicola mi ha insegnato a guardare oltre le apparenze, a non lasciarmi travolgere dall’odio. Ha sofferto molto, fino all’ultimo, lo ricordo come un uomo stoico, una persona che tutti ricordiamo non solo con affetto, ma anche con profondo rispetto.
Poi ci sono i nonni paterni, Maria e Giorgio, i nonni con i quali sono cresciuto. Nonno Giorgio era burbero, irascibile, a volte mi faceva paura per i suoi scatti d’ira, crescendo ho capito che era tutto fumo e niente arrosto. Non era cattivo, di certo molto cocciuto, credo di aver preso da lui, se non si faceva come diceva lui urlava, si incazzava all’inverosimile...ehm, ecco magari non ho preso proprio da lui. Anche il suo aspetto sempre un po’ imbronciato, anche quando rideva, non lo rendeva rassicurante, invecchiando assomigliava a Gargamella. Nonno Giorgio mi ha insegnato a lottare fino alla fine. Se n’è andato nel suo letto perchè è così che voleva morire, si incazzava perchè in ospedale non ci voleva rimanere.
E poi c’è nonna Maria, il mio amore. Non lo dico perchè era mia nonna, ma era una persona da amare. Mi ripeteva sempre che dovevo amare, che dovevo voler bene. Per lei era importante vederci amati e ci riversava valanghe di amore. Faceva tutti in funzione sei suoi figli e nipoti. Mi ricordo che veniva a casa e di nascosto ci dava dei soldi (pochi spiccioli) che lei rubava da mio nonno nei giorni in cui non ci vedevamo e per portali da noi li metteva nelle mutande da dove li tirava fuori in bagno o in camera quando veniva a trovarci. Lei era così, mi chiedeva sempre “sei contento?”, era il suo modo per chiedermi se ero felice, per lei contava solo quello, non che lei avesse il cuore mezzo sfatto o il diabete scompensato. Spesso stavamo mano nella mano, mi piaceva sentire le sue manine (era una donnia di 140 cm), erano sempre calde. Mi ricordo anche la sua risata, erano di quelle a piene polmoni, contagiose, ridevi con lei anche se non capivi il motivo. Era importante per lei che stessimo sempre uniti, lo ripeteva spesso. Sento ancora tanto la sua mancanza, anche se sono passati 10 anni dalla sua scomparsa. Nonna Maria mi ha insegnato l’amore per me e per gli altri. Mi ha insegnato ad amare sempre e comunque. Il mio cuore di bambino è cresciuto ricolmo di amore anche e sopratutto grazie a lei. È stata determinant, un punto di riferimento e se sono come sono lo devo sopratutto a lei.
Ecco questa è la mia eredità. Non sempre riesco a mettere in pratica i loro insegnamenti, ma credo che se ci riescoiscissi anche solo per un decimo di quello che hanno fatto loro, allora posso ritenermi soddisfatto. Alla fine so che quello che conta è questo, sono loro e parlo al presente perchè non sono mai andati via per me.
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